Uomo e territorio
E' l'area protetta più vasta della regione, quella in cui è più facile respirare natura e solitudine, roccia e neve, acque e boschi. Ma scesi dalle vette, immergendosi nei suoi borghi, si viene avvolti dalla storia: non solo una storia sconosciuta ai grandi trattati, fatta di gente umile e vicende familiari, ma quella con la "S" maiuscola, quella di imperatori, papi e grandi uomini di fede.
Ogni centro del Parco custodisce tesori d'arte, archeologia e storia, appunto.
A Subiaco erano di casa imperatori come Nerone e Traiano, il primo proprietario di una scenografica villa fluviale, quest'ultimo di passaggio verso quella di Afilae; a Jenne nacque persino un pontefice, Alessandro IV, intorno al 1200. Nel 1464 nel monastero sublacense di Santa Scolastica fu stampato il primo testo a caratteri tipografici mobili d'Italia.
Ovunque rocche, castelli e antichi abitati; e ancora monasteri, mulini e conserve per le nevi. Il filo sottile della Storia e della Tradizione rivive dalle mani degli artigiani, eredi di tecniche e saperi di cui, nel passato, si apprezzava l'eccellenza delle genti locali.
Un parco dunque in cui convivono valori naturalistici e tracce consistenti del passato: terre dove è possibile ritrovare la propria dimensione, con ritmi e tempi certamente più consoni alla nostra natura.
Storia del territorio
Il parco dei Monti Simbruini costituisce un singolare intreccio di natura e cultura con i suoi santuari e monasteri, segno di una spiritualità profonda e diffusa, e con i borghi dei suoi sette Comuni. Fin dall'antichità il territorio è stato sede di vie di transumanza, legate alle culture pastorali appenniniche, come attestano i segni di riti preromani nei pressi del Santuario della SS. Trinità a Vallepietra, mèta tradizionale di antichi pellegrinaggi dal Lazio e dall'Abruzzo. Mentre in epoca romana l'area divenne nota per la grande ricchezza paesaggistica e di risorse idriche, che vennero sfruttate a fondo mediante ardite opere di ingegneria idraulica per convogliare l'acqua verso l'Urbe.
Questo singolare intreccio tra natura e storia del parco si può percorrere anche lungo la valle dell'Aniene. Fu proprio qui, e precisamente nel tratto finale della suggestiva gola presso il ponte di S. Mauro a Subiaco, che Nerone sbarrò il corso del fiume con tre dighe, creando altrettanti laghi artificiali, e fece costruire una splendida dimora, di cui oggi rimangono i ruderi. Con la caduta dell'Impero il territorio simbruino cadde nel più assoluto caos, la zona fu percorsa per lungo e largo dai Barbari che seminarono morte e distruzione. I valligiani per difendersi si rifugiarono sulle colline, dando così origine a molti di quei paesi che a tutt'oggi affacciano sull'alta valle dell'Aniene. Alla fine del V secolo su questi monti si ritirò San Benedetto da Norcia che fondò nella valle dell'Aniene i primi tredici monasteri dell' Ordine, per dare ospitalità ai suoi discepoli, provenienti in parte dalla nobiltà romana. Dei tredici monasteri fondati da San Benedetto è rimasto solo l'attuale Monastero di S. Scolastica inizialmente dedicato a San Silvestro, che vanta il titolo di Protocenobio della Congregazione Sublacense dell'Ordine benedettino. Gli altri andarono distrutti o furono abbandonati.
Di seguito si riporta inoltre una storia dettagliata dei comuni del Parco del Monti Simbruini.