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Natura

La natura del Parco

L'area protetta ha il suo cuore in un bacino artificiale realizzato dall'Enel negli anni Venti del Novecento. Creato a scopo idroelettrico, col tempo l'invaso è andato circondandosi di canneti e di una fascia di vegetazione ripariale a salici e pioppi. Ed è oggi rifugio per una ricca comunità di uccelli. Il lago una superficie di 1,2 kmq ed una lunghezza di circa 2 km, mentre la larghezza è variabile ed arriva nel suo punto massimo a 800 metri. Grazie alla forma irregolare, il perimetro è lungo ben 9 km.

Fauna

Lungo tutto il territorio della riserva la fauna è varia e numerosa: gli specchi d'acqua ospitano tra gli altri carpe, tinche e cavedani.

Non è difficile osservare la nutria, il grande roditore d'origine sudamericana da tempo di casa nelle zone umide del Lazio, e tra i rettili la natrice dal collare o biscia d'acqua.

Anatre, garzette, numerosi passeriformi di palude, cormorani e tuffetti si osservano con facilità assieme a specie più rare a presenza saltuaria come l'airone bianco maggiore e la cicogna bianca. Presente anche il falco di palude.

Nella zona di macchia trovano cibo e riparo fagiani, picchi e alcuni mammiferi come l'Istrice, il tasso, la volpe.

Flora

Lungo il perimetro del lago crescono alberi d'alto fusto come roverelle, salici, pioppi, esotiche robinie e il raro rovere, assieme a felci ed equiseti. Alle cannucce palustri si accompagnano talvolta la Tifa e il giglio di palude, dalla splendida fioritura gialla. Molte piante presenti nella riserva sono da annoverare tra quelle officinali, cioè con riconosciute proprietà in passato (talvolta anche adesso) utilizzate a scopi medicinali. Alcune di queste sono la borragine, il tasso barbasso, la rosa canina, la menta acquatica, il tarassaco. Di altre piante era apprezzato l'utilizzo in cucina, come l'asparago selvatico, il finocchio volgare, il timo comune. Nella tarda primavera fioriscono numerose varietà di orchidee selvatiche.

Geologia

Il fiume Liri lungo il suo corso si unisce, all'altezza dell'abitato di Isoletta d'Arce, con il fiume Sacco per proseguire poi verso sud-est. Nel 1925 lungo il fiume, precisamente nel territorio di S. Giovanni Incarico, venne praticato uno sbarramento artificiale con la costruzione di una centrale idroelettrica, dando origine all'attuale lago. In seguito alla costruzione della diga le acque sono salite di livello fino al piano dei terreni coltivati e, rallentando il loro corso, hanno determinato un notevole cambiamento delle caratteristiche ambientali, formando un vero e proprio ambiente palustre.