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Natura

La natura del Parco

Gli aspetti naturalistici sono vari e ricchissimi rispondenti all'articolata morfologia del territorio. Nella porzione settentrionale prevalgono i boschi misti dominati da cerri che rappresentano oltre il 90% della vegetazione boschiva. Lembi di lecceta sono sparsi in tutto il territorio del parco in presenza di affioramenti tufacei caratterizzati da una marcata aridità dei suoli. La vegetazione lungo le vie dei fossi rispecchia le associazioni vegetali tipiche degli ambienti umidi con presenza di pioppi, salici, ontani e farnie. Interessanti risultano poi, dal punto di vista floristico, le numerose forre che attraversano il territorio del parco e sono caratterizzate da carpini, noccioli e cerri. L'agricoltura, che rappresentava per gli etruschi insieme al commercio il cardine dell'economia, malgrado le tante trasformazioni avvenute attraverso i secoli ancora oggi caratterizza fortemente il paesaggio di questo territorio. Ricca e diversificata è anche la fauna, che include alcune specie di valore comunitario quali ad esempio la salamandrina dagli occhiali, la testuggine di Hermann, il nibbio bruno e il picchio verde.

Il Parco vanta la presenza di un sito d'Importanza Comunitaria: Valle del Crèmera - zona del Sorbo, un presidio importante per la conservazione della biodiversità.

Fauna

Nel Parco di Veio gli ambienti naturali, ricchi di boschi, torrenti e forre, si alternano con ambienti seminaturali plasmati nel tempo da un’attività agricola tradizionale di tipo estensivo, che ha consentito il permanere di un paesaggio diversificato e tuttora ricco di un patrimonio faunistico di pregio.

In particolare la componente avifaunistica stanziale e migratoria è varia e ben rappresentata sia da specie legate ad ambienti boschivi, come il picchio verde (Picus viridis), attualmente in incremento tendenziale grazie ad una gestione più conservativa degli ambienti forestali, sia da specie più strettamente legate a contesti agricoli, come l’averla piccola (Lanius collurio), per le quali, anche a livello nazionale, si rendono ormai necessarie maggiori attenzioni.

Una classe di vertebrati fra le più sensibili e purtroppo riconosciuta in declino in tutto il mondo è quella degli anfibi. All’interno dell’area protetta sono presenti diverse specie di rane (Rana italica) e rospi (Bufo bufo) e presso il Sito di Importanza Comunitario Valle del Cremera – Zona del Sorbo vive un anfibio particolarmente interessante presente solo in Italia, la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina perspicillata) una specie tutelata dalla Direttiva Europea “Habitat” 92/43/CEE.

Passeggiando nel Parco si possono incontrare con una certa frequenza le tracce della presenza dell’istrice (Hystrix cristata), del riccio (Erinaceus europaeus) o del tasso (Meles meles), tutte specie che per il comportamento schivo difficilmente si rendono visibili. Certamente i mammiferi sono un gruppo faunistico che da sempre attrae il visitatore e fra questi, una presenza che non passa inosservata è quella del cinghiale (Sus scrofa), un abitante del Parco che suscita sentimenti contrastanti nella popolazione residente, i cittadini, infatti, sono divisi fra coloro che ritengono positiva la sua presenza e coloro che non accettano la coesistenza.

Anche se nel Parco gli ambienti naturali (aree boscate, forre, cespuglietti) e seminaturali (pascoli) sono spesso interrottti da aree densamente abitate, il patrimonio faunistico può annoverare ancora una fauna ricca e diversificata, con specie importanti per la conservazione.

Tra i mammiferi predatori si trovano faine e donnole , lungo i fiumi puzzole e tassi, negli ecosistemi agricoli tradizionali la volpe. Tra gli ungulati, oltre al cinghiale, ampiamente diffuso sul territorio, e la vacca maremmana, è presente un piccolo gruppo di daini.

Tra gli insettivori si ricorda la presenza del riccio e della talpa, mentre i roditori sono rappresentati dall' istrice ,riconoscibile per i lunghi aculei striati e dal moscardino.

Tra gli uccelli si annoverano diverse specie stanziali e migratorie tra le quali il falco pecchiaiolo, il coloratissimo gruccione, il picchio verde

. Di interesse sono anche diverse specie di rapaci diurni come il nibbio bruno e il falco pellegrino, e notturni come la civetta, il barbagianni, l'assiolo, l'allocco. Fossi e pozze ospitano invece alcuni anfibi tra i quali una specie di particolare interesse conservazionistico: la salamandrina dagli occhiali. Numerosi sono infine i rettili tra i quali merita una menzione particolare la testuggine di Hermann

Flora

Sulla base degli studi floristici di M. De Sanctis, F. Attorre & F. Bruno (2003) e di Lucchese (2007) il numero di specie floristiche del Parco di Veio annovera 730 entità. Alcune delle entità floristiche che compongono la nostra flora sono state individuate, sulla base dell’interesse biogeografico e la rarità, emergenze floristiche del territorio veientano.

La flora veientana presenta notevoli somiglianze con la flora censita per l’area romana, ma rispetto a tale flora risultano alcune specie che per il loro ruolo ecologico, per il loro interesse biogeografico e la loro importanza conservazionistica meritano un’attenzione particolare (specie rare o relitte).

La presenza della maggior parte di queste specie è legata alla conservazione ottimale del loro habitat costituito da tipologie geomorfologiche diversificate, quali il sistema di forre formate dalle profonde incisioni nei tufi nei Fossi della Crescenza, della Torraccia e della Valchetta, le superfici tufacee di erosione, le pozze umide e stagni effimeri, e da tipologie vegetazionali che possono classificarsi come praterie xerofile (di ambiente arido) e mesoigrofile (di ambiente umido e fresco), boschi sempreverdi e di latifoglie, vegetazione acquatica.

Tra questi habitat, uno dei più importanti è quello rappresentato dalle forre, in cui particolari condizioni microclimatiche (ombreggiamento, minori variazioni di umidità e temperatura ristagno di nebbie, assenza di vento, microclima fresco d’estate) permettono il rifugio di specie di clima freddo temperato quali Ilex aquifolium o Acer obtusatum, che si trovano al di sotto dei loro limiti altitudinali normali. Di particolare importanza risulta la presenza sporadica, di Quercus crenata, ibrido naturale tra Quercus cerris e Quercus suber. L’ambiente delle forre fornisce inoltre le condizioni ottimali per lo sviluppo e la presenza di felci, di cui il Parco può vantare un numero, notevole rispetto ad  altre aree, che raggiunge le 16 entità tra cui si sottolinea la presenza importantissima di alcune specie legate ad ambienti molto più freddi e umidi rispetto al clima locale e che si possono rinvenire più frequentemente nelle faggete: Athyrium filix-femina, Dryopteris filix-mas, Polystichum setiferum e P. aculeatum, quest’ultimo legato alle faggete più elevate dell’Appennino e che nel parco risulta rarissimo. Sempre alle faggete è collegato un gruppo di specie che nel Parco risultano particolarmente rare, quali Cardamine heptaphylla, Cardamine enneaphyllos, Arisarum proboscideum, Lunaria rediviva, Scilla bifolia, Sanicula europaea, Epilobium lanceolatum, Polygonatum multiflorum, Muscari botryoides, Lilium bulbiferum, Equisetum palustre. Ad una formazione sempreverde non mediterranea presente nel Terziario attualmente accantonata come relittuale nelle forre umide si ricollega la presenza di Buxus sempervirens, Daphne laureola, Hypericum androsaemum.

Altre specie particolarmente interessanti dal punto di vista fitogeografico, in quanto costituiscono piccoli lembi isolati di formazioni vegetali costiere, sono Myrtus communis e Cistus salvifolius, legate a nuclei sempreverdi di vegetazione mediterranea rappresentata da consorzi a Quercus ilex, Viburnum tinus, Rhamnus alaternus, che si situano sulle testate delle bancate tufacee.

Un gruppo di specie particolarmente importante dal punto di vista della conservazione è quello legato agli ambienti umidi che in genere annoverano le specie maggiormente minacciate, in quanto gli ambienti umidi sono quelli più soggetti alle minacce delle colture agrarie, delle bonifiche e dell’inquinamento; tra le specie igrofile e idrofite presenti nell’area veientana nelle pozze, stagni effimeri e nei fossi si annoverano alcune specie particolarmente interessanti, quali Ranunculus ophioglossifolius, Trifolium micranthum, Lemna gibba, Symphytum officinale, Stachys palustris, Cardamine amara. Un altro habitat ricco di specie interessanti è quello dei tufi sulle cui fessure e cavità si trovano soprattutto terofite (piante annuali che superano la stagione avversa allo stadio di seme), spesso molto rare, quali Vicia lathyroides, Lotus angustissimus, Ammoides pusilla, Silene conica, Periballia minuta, le crassulacee Sedum acre, Sedum caespitosum e Crassula tillaea e la geofita bulbosa (pianta perenne con gemme sotterranee) Scilla autumnalis.

Gli incolti e tutte le aree marginali (bordi stradali, sentieri, radure, etc.) presentano anche qualche specie di particolare rarità, quale Verbascum macrurum, Ranunculus parviflorus, Galium tricornutum, Orobanche lutea, Achillea collina, Centaurea napifolia, Colchicum neapolitanum.

Di grande interesse floristico è la famiglia Orchideaceae che è la più abbondante delle Angiosperme (piante a fiore) ed annovera diverse specie, con infiorescenza vistosa, a rischio per la trasformazione degli habitat, modifiche dell’assetto del suolo, cambiamenti climatici e raccolte illegali. Nel Parco sono segnalate 12 specie di Orchidee spontanee, tutte rare o poco comuni, che sono le seguenti: Anacamptis pyramidalis, Dactyloriza maculata, Oprhys apifera, Ophrys fuciflora, Orchis papilionacea, Orchis tridentata, Platanthera chlorantha, Ophrys sphhegodes, Orchis morio, Orchis provincialis, Serapias lingua, Serapias vomeracea.

Altre specie interessanti sono le Cyperacae del genere Carex legate agli ambienti ombrosi delle forre e dei boschi, quali Carex remota, C. depauperata, C. olbiensis e l’Iridacea Crocus suaveolens, entità tipica dei boschi con suoli ricchi ed umidificati particolarmente localizzata e rarefatta. 
 

Il paesaggio vegetale del parco è caratterizzato dalla armoniosa alternanza tra spazi destinati ad uso agricolo ed ambiti ancora naturali.

I boschi sono localizzati nel settore settentrionale e lungo le principali valli ed incisioni. Dominati perlopiù dal cerro e dal castagno, nei versanti soleggiati sono sostituiti da formazioni di macchia mediterranea accompagnate da lecci, sughere o roverelle.

Lungo i corsi d'acqua è presente la vegetazione ripariale: meritevole di nota l'ontano nero, frequenti, tra gli arbusti, il sambuco e la sanguinella, mentre tra le erbacee si ricorda la saponaria.

All'interno delle forre, le particolari condizioni microclimatiche consentono lo sviluppo di specie tipiche di ambienti freschi ed umidi come l'agrigfoglio e le felci.

La vegetazione è condizionata pure dalla presenza degli spazi più aperti. E' il caso dei prati delle splendide valli del Sorbo, ampi e pianeggianti, dimora delle vacche maremmane dalle grandi corna ricurve.

Geologia

Morfologicamente il comprensorio del parco, delimitato ad est e ad ovest dai crinali percorsi dalle consolari Cassia e Flaminia, è costituito da altipiani in tufo utilizzati a coltivazioni agricole, da valloni a volte scoscesi, scavati da fossi (il fosso della Crescenza, il fosso della Valchetta, e quello della Torraccia, che si immettono nel Tevere) e da pendici ricoperte da folti boschi rimasti ancora allo stato naturale, tutti elementi caratteristici della struttura geomorfologica dell'Etruria meridionale.

L'attuale conformazione orografica della regione è dovuta all'attività dell'apparato vulcanico sabatino con depositi rappresentati in modo prevalente da materiali piroclastici accompagnati da affioramenti lavici. L'attività sabazia riconducibile a tre grandi periodi vede la progressiva stratificazione dei depositi vulcanici: tra gli affioramenti più antichi i "Tufi di Rio Filetto" ed il "Tufo di Riano della via Flaminia", a cui in una seconda fase, è seguita la formazione del "Tufo Giallo della via Tiberina", legato alla grande attività collegata all'apparato di Sacrofano. Infine si è avuta la formazione del "Tufo giallo di Sacrofano" e del "Tufo di Baccano".