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Acque

    L’acqua, risorsa preziosa ma purtroppo limitata, è un elemento essenziale per la sopravvivenza degli ecosistemi presenti nel Parco di Veio. Il sistema di fossi che percorre l’area protetta è il principale serbatoio di diversità ambientale e biologica dell’Area Protetta.

    Il reticolo idrografico, costituito principalmente dai tre bacini imbriferi del fosso della Valchetta (l’antico Crèmera), della Torraccia e della Crescenza, così ricco di piccoli e medi corsi d’acqua che attraversano il Parco in direttrice nord-ovest sud-est, alimenta il fiume Tevere nel suo tratto terminale prima dell’ingresso nella città di Roma.

    La ricchezza in questa zona vulcanica di acque di falda, ha dato origine a moltissime sorgenti, alcune delle quali caratterizzate da acque minerali fredde e termominerali: ne sono un esempio le acque ferrose nei pressi di Ponte Sodo e dei Bagni della Regina, in prossimità del sito archeologico di Veio e quelle di S. Antonino, dell’Acqua Ferruginosa e del fosso dell’Acqua Forte a Castelnuovo di Porto.

    Nel corso di milioni di anni, l’acqua scorrendo sulle morbide rocce tufacee, ha lentamente eroso il letto dei fiumi modellando il paesaggio e favorendo la creazione delle forre. Queste sono vallate molto suggestive, strette e profonde, talvolta con pareti strapiombanti, e rappresentano uno degli elementi più caratteristici del territorio, non solo per l’alto valore paesaggistico ma anche per la loro straordinaria valenza ambientale. In queste infatti le particolari condizioni ambientali di ridotta illuminazione, elevata umidità e temperatura costante hanno permesso la sopravvivenza di delicate comunità biologiche tipiche degli ambienti montani più freddi (relitti paleoartici) che dopo l’era glaciale sono invece scomparse negli ambienti limitrofi più aperti ed esposti.

    La biodiverstità negli ambienti a rischio: l’acqua

    Il Parco di Veio vanta una ricchezza paesaggistica e naturale, umana e culturale che poche altre aree protette possono eguagliare. Un elemento che lo caratterizza è il significativo reticolo idrografico che lo attraversa da nord a sud e che rappresenta una delle principali componenti della rete ecologica del Parco. Proprio l’unicità e valenza di questo reticolo possono farne un tassello importante della rete turistica di questi territori, contribuendo, attraverso una fruizione continua e rispettosa dell’ambiente alla sua conservazione. La conoscenza dello stato delle acque diviene quindi un dato fondamentale per poter effettuare una gestione conservativa degli habitat presenti. L’Ente Parco, nel 2006, ha attivato uno studio di valutazione dello stato dei principali corsi d’acqua tramite l’applicazione di indicatori biologici, chimico-fisici, microbiologici delle acque e di stima degli ecosistemi fluviali, al fine di individuare i punti critici e pianificare azioni di ripristino.

    Sono stati effettuati campionamenti in 17 siti distribuiti sui tre principali corsi d’acqua il Valchetta (Cremera) il fosso della Torraccia e il fosso della Crescenza.

    Dai risultati delle analisi chimico-fisiche si è osservata una maggiore compromissione delle acque del fosso Piordo affluente del Valchetta, così come del fosso del Canneto affluente della Torraccia.

    Le condizioni migliori per i valori chimici sono state riscontrate nel fosso della Valchetta, laddove attraversa il Sito di Interesse Comunitario (SIC) delle Valli del Sorbo. Per il fosso della Crescenza i dati indicano un generale inquinamento delle acque rilevato in tutti i siti di campionamento. Le analisi microbiologiche mostrano, inoltre, un diffuso inquinamento fecale.

    Nello studio è stata anche valutata la qualità degli acquiferi utilizzando l’indice IBE (Indice Biotico Esteso), un indice di valutazione delle specie di macroinvertebrati che vivono nel letto dei fiumi (bentonici) e che sono sensibili agli inquinanti. La ricerca ha individuato numerose famiglie e generi di macroinvertebrati con dimensioni prossime al millimetro. Il bacino più ricco è risultato il fosso della Torraccia, seguito dal fosso Valchetta-Cremera e da quello della Crescenza. Quest’ultimo ha confermato in quasi tutte le stazioni di campionamento la presenza di acque in pessima qualità. Nell’area delle Valli del Sorbo, il Valchetta è risultato oscillante tra la classe buona e mediocre, mentre scendendo più a valle si è osservato un peggioramento della situazione, imputabile all’immissione del fosso Piordo. Il Torraccia, in primavera, ha evidenziato una qualità delle acque buona, a monte dell’immissione del fosso di Sacrofano, mentre a valle, nella località Pietra Pertusa, la condizione sembrava lievemente peggiorare.

    L’applicazione, infine, dell’IFF indice di funzionalità fluviale, che valuta l’ecosistema fluviale nel suo complesso (fauna, vegetazione e caratteristiche dell’alveo), ha permesso di mettere in evidenza, nell’area del Parco, il graduale peggioramento dell’integrità degli ecosistemi fluviali da monte a valle, fatta eccezione, anche in questo caso, per il fosso della Crescenza che è apparso ovunque in cattive condizioni.

    In conclusione è emerso che le situazioni di maggiore criticità presenti nell’area sono il fosso della Crescenza, il fosso del Piordo e il fosso di Canneto presso Sacrofano, per i quali è fondamentale un’opera di risanamento al fine di ottenere un miglioramento delle condizioni ecologiche di buona parte del territorio del Parco. I siti in condizioni di relativa integrità come la zona delle Valli del Sorbo,  della Torraccia a monte di Sacrofano, conservano ancora “comunità serbatoio”, che possono costituire la base per il futuro ripristino del patrimonio idrobiologico dell’area del Parco e in modo diretto potranno fornire un apporto positivo alle condizioni generali del Bacino del Tevere.

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