La natura del Parco
Il settore laziale del Parco d'Abruzzo, Lazio, Molise è suddiviso in tre distinti nuclei. Il più settentrionale è il vallone Carbonara e poi Capo d'Acqua, che dal rifugio di Iorio si inoltra tra i salti rocciosi del monte Serrone e della Rocca fin quasi alla strada provinciale tra Campoli Appennino e San Donato Val di Comino. Seguendo lo spartiacque, un altro piccolo lembo è quello a sud del valico di Forca d'Acero, fino alla dirimpettaia cima della Serra Traversa. Infine, di gran lunga il più esteso è il nucleo della verdissima valle Canneto, che dai Tre Confini scende fino al grande Santuario della Madonna di Canneto e poi al lago di Grottacampanaro, verso Picinisco.
Tutta la val Canneto è ricoperta da un fitto bosco di faggi. Vi si possono incontrare caprioli, cinghiali , ma anche vacche e cavalli allo stato brado. Il torrente che ne percorre il fondovalle appare e scompare tra i massi, formando bellissime pozze, piccoli salti e – soprattutto nel tratto presso il pianoro del santuario - le caratteristiche "marmitte dei giganti" (forme di erosione chimico-fisica della roccia calcarea causate dall'acqua).
Di natura artificiale è invece il piccolo lago di Grotta Campanaro di poco a valle dell'area del santuario, dove uno sbarramento arresta e raccoglie in un bacino le acque del Melfa.
Fauna e flora, in generale, sono quelle di grande importanza e bellezza del versante abruzzese del parco per cui ogni escursione può riservare sorprese.