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Riserva Naturale Antiche Città di Fregellae e Fabrateria Nova e del Lago di San Giovanni Incarico

La riserva è caratterizzata dalla presenza di un lago e di due importanti siti archeologici: le antiche città di Fregellae e Fabrateria Nova

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Riserva Naturale Antiche Città di Fregellae e Fabrateria Nova e del Lago di San Giovanni Incarico

Quick info

Foto archivio Ente Parco Monti Ausoni e Lago di Fondi - Gaetano Orticelli

La Riserva Naturale “Antiche Città di Fregellae e Fabrateria Nova e del Lago di San Giovanni Incarico” è situata nella Valle del Liri, in provincia di Frosinone. È caratteriz­zata dalla presenza di un lago e di due im­por­tanti siti archeologici: le antiche città di Fregellae e Fabrateria Nova.
La trasformazione ambientale di questo territorio iniziò nel 1925, quando l’Enel per produrre energia idroelettrica costruì uno sbarramento artificiale lungo il fiume Liri, nel territorio di San Giovanni Incarico. In seguito alla costruzione della diga, le acque fluviali, rallentando il loro corso, salirono di livello inondando i terreni circostanti e provocando un notevole ampliamento dell’alveo da cui prese origine l’attuale lago. 

Vegetazione

Il comprensorio della Riserva Naturale risulta caratterizzata prevalentemente da ambienti agricoli o ex-agricoli, da aree umide artificiali e seminaturali e da una area boscata molto frammentata. Quest’ultima costituisce uno degli ultimi lembi di foresta di pianura di tutta la valle del Sacco-Liri ed è da considerarsi di assoluto valore conservazionistico e documentario, che conserva ancora le caratteristiche dell’antico paesaggio agrario italiano. Tra le specie più diffuse la farnia (Q. robur), il cerro (Q. Cerris), il carpino bianco (Carpinus betulus), il nocciòlo (Corylus avellana), il perastro o pero selvatico (Pyrus pyraster), il corniolo (Cornus sanguinea), l’orniello (Fraxinus ornus). Sulle sponde del Lago di San Giovanni Incarico e del fiume Liri sono presenti boschi ripariali a Salix alba, sviluppati in ambienti periodicamente inondati, insieme a specie non strettamente igrofile quali il corniolo (Cornus mas), il salicone (Salix caprea), l’olmo campestre (Ulmus minor). 

Fauna

L’avifauna, presente nella Riserva, costituisce un forte elemento di richiamo per gli amanti del birdwatching. Studi recenti hanno individuato la presenza di 75 specie: di queste, 32 sono legate alla presenza dell’acqua tra cui lo Svasso maggiore (Podiceps cristatus), lo Svasso piccolo (Podiceps nigricollis), il Tuffetto (Tachybaptus ruficollis, l’Airone bianco maggiore (Casmerodius albus), l’Airone cenerino (Ardea cinerea), il Tarabusino (Ixobrychus minutus). 

L’ittiofauna è caratterizzata da un numero elevato di specie introdotte da altre aree, ben 10 specie sulle 12 totali (83,3%). Questa situazione è piuttosto comune in bacini artificiali, in cui spesso la colonizzazione spontanea è limitata da vari fattori tra cui le variazioni di livello e la temperatura dell’acqua più elevata rispetto all’asta fluviale a monte e a valle della diga. Inoltre le opere di sbarramento costituiscono barriere insormontabili alla risalita delle specie, per esempio per raggiungere le zone di riproduzione poste a monte. A questo si aggiunge la diffusa abitudine a popolare le acque dei bacini artificiali (e non solo) con specie esotiche di interesse per la pesca sportiva o da parte di cittadini che rilasciano animali tenuti in cattività. 
Ciò costituisce un problema gravissimo in quanto la presenza degli alloctoni rappresenta un ulteriore ostacolo alla presenza degli indigeni, per competizione, predazione diretta, modifica dell’ambiente ecc. Le due specie autoctone sono la Scardola (Scardinius erythrophtalmus) e il Cavedano (Squalius cephalus). Le altre dieci specie sono state introdotte,  tra cui l’Alborella (Alburnus alburnus alborella), il Carassio (Carassius carassius), il Pesce gatto (Ameiurus melas), la Gambusia (Gambusia holbrooki), il Persico sole (Lepomis gibbosus). 
Tra i vertebrati segnaliamo, infine, alcuni mammiferi che più facilmente possono essere osservati o individuati, anche attraverso l’esame delle loro tracce: il riccio (Erinaceus europaeus), l’Istrice (Hystrix cristata), la volpe (Vulpes vulpes), il tasso (Meles meles), la donnola (Mustela nivalis). 

IL PATRIMONIO CULTURALE

In diverse zone dell’area protetta sono stati rinvenuti numerosi resti di particolare interesse a partire dal Paleolitico inferiore: dagli strumenti in selce realizzati dall’uomo 250.000 anni fa (amigdale, choppers, raschiatoi) a resti fossili di elefante, rinoceronte, cervo e di altre specie ormai scomparse. 
Per quanto riguarda le testimonianze di epoca romana importantissime le due città di: 
Fregellae: colonia di diritto latino, Fregellae fu fondata dai Romani sulla riva sinistra del fiume Liri nel 328 a.C., con lo stesso nome di un centro abitato della locale popolazione del Volsci, distrutto qualche anno prima dai Sanniti;
Fabrateria Nova: dopo la distruzione di Fregellae, ai superstiti di parte filo-romana fu concesso di ricostruire la città, ma non più sullo stesso sito. Fu dunque ricostruita nel 124 a.C. poco più a sud, in un’ansa del fiume Liri subito dopo la confluenza con il Sacco (l’antico Trerus), nel territorio dell’attuale comune di San Giovanni Incarico in località “La Civita”. Il nome del nuovo insediamento fu modificato in Fabrateria Nova, per distinguerla dalla Fabrateria Vetus, identificabile probabilmente con la moderna Ceccano. Scavi recenti e prospezioni aeree hanno messo in evidenza il reticolo viario regolare della nuova Fabrateria. Sinora, il monumento cittadino di maggior consistenza venuto alla luce è l’anfiteatro che, pur non offrendo dimensioni di rilievo (m 70 x 57), appare comunque una struttura importante rispetto alla modesta estensione dell’abitato.

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