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La Fauna

    I fattori naturali, spesso interconnessi gli uni con gli altri, che hanno maggiormente influito sull’attuale assortimento faunistico del Parco sono stati: l’andamento climatico degli ultimi millenni – con l’alternarsi di periodi glaciali ed interglaciali – la latitudine, la vegetazione e lo sviluppo altimetrico.

    Così possiamo individuare specie tipicamente legate agli ambienti boschivi o aperti, specie diffuse nelle aree pedemontane e altre esclusive dei maggiori rilievi, specie prevalentemente reperibili in aree umide (anfibi e insetti di grotta) e varietà estremamente tolleranti, specie esclusive di luoghi caratterizzati da maggiore aridità.

    Accanto ai fattori naturali va considerato che  gli animali che abitano un qualsiasi territorio sono, sempre più spesso, il risultato delle interazioni fra uomo e ambiente naturale. Per questo motivo alcune specie sono attualmente diffuse nell’intero globo: è il caso, ad esempio, di alcune specie di ratto.

    Pertanto la diversità animale deve essere necessariamente analizzata e interpretata anche sulla base delle attività umane che, volontariamente (come nel caso della caccia e dei ripopolamenti a fini venatori) o meno, potrebbero avere causato l’estinzione o la rarefazione locale di alcune entità oppure la introduzione di altre (come il fagiano e il daino); vale anche per l’espansione, in atto, di specie che, in passato, mostravano una distribuzione assai meno ampia (come i gabbiani, la cornacchia, la volpe ed il cinghiale). Il Parco dei Castelli Romani non costituisce eccezione.

    In sostanza, la fauna del Parco possiede una componente preponderante di specie ubiquitarie e/o tolleranti rispetto alla presenza umana, quindi una componente che riflette l’invasività della stessa, ma anche un’altra composta da specie maggiormente specializzate e, per questo, di spiccato interesse scientifico.

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