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Il Vulcano Laziale

    Terremoti antichissimi, eruzioni vulcaniche, colate laviche, vento, acqua, sprofondamenti vertiginosi, formazione di laghi, remoti prosciugamenti. Tutto questo ha contribuito alla formazione dei Colli Albani. L’accumulo di implausibili leggende (se misurate con le nostre conoscenze attuali), comunque fondate su elementi storici, ci portano agli straordinari cataloghi di fatti, racconti, miti, narrati da questo territorio, dove dall’epopea delle origini le storie si confondono con la storia. La maestà del paesaggio, la magnificenza delle antiche memorie, le vestigia di quelle a noi più vicine stratificano i giacimenti culturali che da queste terre hanno dato origine alla Roma antica fino a quella dei Papi.

    Un territorio ricco, carico di testimonianze, eppure nel Parco dei Castelli Romani non siamo nella quieta naturalità di bucolici spazi inabitati. E allora, accantonate le pervasive idee di ulteriori sfruttamenti territoriali, ci immergiamo nella superstite bellezza del paesaggio e nell’aura del mito.

    Boschi e colline, insieme a due laghi e altri bacini prosciugati: è il retaggio delle azioni più recenti del Vulcano Laziale, databili a circa 30mila anni fa. Tutta la parte settentrionale del vulcano è esplosa e si sono formati dei crateri che si sono riempiti d’acqua. Si è conformato così un paesaggio straordinario, in cui i laghi di Nemi e Albano testimoniano la grande energia scaturita da quegli eventi.

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