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LA VIA FRANCIGENA NELLA RIVIERA DI ULISSE

Il pellegrinaggio a Roma, in visita alla tomba dell'apostolo Pietro, era, nel medioevo, una delle tre principali mete insieme alla Terra Santa e a Santiago di Compostela, dove sono conservate le spoglie dell'Apostolo Giacomo, estrema punta dell'Europa Occidentale in terra spagnola.

Fra i numerosi documenti e memorie di viaggio, che attestano l'antichità di questo percorso, uno dei più antichi e più famosi è il Diario di Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che, redatto nel 990, descrive le 79 tappe (1750 km) del viaggio di ritorno da Roma a Canterbury attraverso l'Italia, la Svizzera (valico del Passo del Gran San Bernardo) Francia e quindi Inghilterra.

Il percorso della Francigena nel territorio italiano è certamente il più interessante dal punto di vista morfologico per i paesaggi attraversati, eterogenei, vari dal punto di vista culturale e per le popolazioni incontrate.

Il percorso della Via Francigena in "Terra di Lavoro", attualmente, poco si discosta dalla Via Appia Antica, precisamente la Roma-Capua. Tale percorso è costituito per il 25% da percorsi litoranei marittimi, per il 25% da percorsi collinari, per il 25% da percorsi montani, per il 15% sul basolato dell'Appia Antica e la restante parte è costituita da percorsi urbani. Il cammino tocca le sponde di quattro laghi, incontra templi romani, basiliche cistercensi, ville rinascimentali, castelli turriti, rovine di città romane e borghi medievali quasi intatti.

Ritornando indietro nel tempo è bene ricordare il giubileo del 1600 che fu all'origine di uno straordinario movimento di pellegrini sulla Roma - Capua (alcune fonti parlano di 1.200.000 persone), dando lo spunto alla redazione di una notevole opera edita "per coloro che visitano Roma nell'anno santo del giubileo"; la prima guida moderna dell'Italia ove, fra gli itinerari che essa presenta, figura anche la Roma-Capua. La guida, il cui autore è Francesco Schott, è intitolata "Itinerarii Italiani rerumque romanarum libri tres".

Anche se l'autore compose il libro basandosi quasi esclusivamente su scritti altrui riuscì a fornire ai pellegrini e a quanti amavano viaggiare uno strumento che, seppure piuttosto primitivo, fu molto utile per percorrere la penisola, evitando ai viaggiatori di perdere tempo prezioso con ricerche sbagliate e magari trascurare luoghi e monumenti significativi. Fu una prima guida capace di informare ed incuriosire anche i sedentari, creando le premesse per la loro trasformazione in viaggiatori. Tutto ciò, s'intende, è riferito al ceto colto; la lingua usata è il latino.

Che l'itinerario Roma-Capua fosse compreso nell'opera dello Schott ebbe grande importanza per la valorizzazione della relativa strada sotto l'aspetto turistico.

Per attraversare il Garigliano esistevano da molti secoli solamente delle "scafe". Le "scafe erano dei piccoli battelli adatti alla navigazione sul fiume; con questi mezzi per lungo tempo transitò il principale traffico tra Roma e Napoli. Una delle scafe più importanti era la scafa di Suio, prossima anche a Sessa Aurunca, cittadina, questa, divenuta luogo di sosta dei viaggiatori della Roma-Capua tra il secolo XVII e il secolo XVIII.

Le "scafe" sopracitate non erano certamente il mezzo ideale per attraversare il fiume Garigliano e già nel secolo XVIII s'era compresa la necessità di prevedere la realizzazione di un ponte. Inizialmente fu realizzato un ponte di barche mentre si trovava la soluzione tecnica che risolvesse il problema della accertata instabilità del terreno nel quale si sarebbero dovute fondare le pile in pietra. Il progresso della tecnica consentì finalmente che si potesse progettare e costruire un ponte sospeso a catene di ferro.

La Via Appia tra Roma e Capua, essendo rimasta sempre in uso, ha lasciato delle diverse epoche stupefacenti testimonianze monumentali.

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