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Natura

La natura del Parco

Già individuato nello Schema di Piano regionale dei Parchi e delle Riserve del 1993, il Parco degli Ausoni e del lago di Fondi ha visto la luce dopo un lungo iter istitutivo e comprende ambienti dal grande valore naturalistico, oltretutto minacciati di compromissione. Tra questi, il Monte delle Fate, la sughereta Valle Marina e quella di San Vito (entrambi nel Comune di Monte San Biagio), il Monte Leano, il Monte Calvilli (punto di massima elevazione degli Ausoni, coi suoi 1.116 metri) e la Piana di Ambrifi. Compresi nel perimetro del nuovo Parco sono anche i Monumenti Naturali di Campo Soriano, Tempio di Giove Anxur e Acquaviva-Cima del Monte-Quercia del Monaco, precedentemente istituiti. Fronte meridionale del Parco è il grande lago di Fondi, esteso su 3809 kmq e con un serpeggiante perimetro di ben 30 chilometri. L'apporto di acqua dolce da parte dei numerosi immissari favorisce la presenza di una ricca comunità vegetale e animale, sì da rendere il bacino uno dei luoghi più importanti del Parco quanto a biodiversità.

Infine, va notato come sugli Ausoni sia stata istituita da tempo la più grande "area wilderness" d'Italia, estesa su 4230 ettari nel Comune di Monte S.Biagio, un'area cioè – secondo la definizione della stessa Associazione Italiana per la Wilderness – "senza strade o altre infrastrutture industriali, né case o edifici permanenti, né piste da sci o impianti eolici".

Fauna

Il variegato mosaico di ambienti che caratterizza il territorio del Parco, generato dall’alternanza di differenti microclimi e comunità vegetali, crea le condizioni ideali per ospitare un elevato numero di specie animali, in molti casi di grande interesse naturalistico in quanto specie endemiche dell’area mediterranea o dell’Italia peninsulare o ad alto rischio di estinzione. 
Uno degli obiettivi principali dell’Area protetta è quello di tutelare le numerosissime specie di uccelli (avifauna) presenti sul suo territorio. Studi recenti condotti nell’area del Lago di Fondi hanno registrato la presenza di oltre 100 specie tra nidificanti, stanziali e di passo, grazie anche alla particolare posizione dei Monti Ausoni e delle zone umide attorno al Lago di Fondi lungo le rotte di migrazione.
Una passeggiata all’alba o al tramonto nella zona del “Laghetto degli Alfieri” permetterà di osservare le specie più frequenti come le anatre, i limicoli, i rapaci, e tra gli altri l’airone cenerino, il martin pescatore, il cavaliere d’Italia, il falco di palude, il cormorano, ma anche specie più rare come l’airone rosso, la gru, la cicogna, il falco pescatore, il biancone, l’ibis, il tarabuso.
La presenza di predatori grandi ed efficienti è favorita dalla ricchezza e varietà di risorse alimentari disponibili, come pesci (cefalo calamita, anguilla, carassio), anfibi (rane, rospi, tritoni e salamandrina dagli occhiali), serpenti (vipera, cervone, biacco, saettone, bisce) e sauri (lucertole, ramarri, luscengole e orbettini),
e numerosissimi insetti richiamati dall’abbondante presenza di acqua o dalle dolci e profumate fioriture primaverili e autunnali dei cespuglietti e dei prati. Recentemente è stata confermata la presenza presso il Lago di Fondi della tartaruga di palude europea (Emys orbicularis), una specie di acqua dolce a forte rischio di
estinzione.

Seppure decimata dalla pressione venatoria e dalle modificazioni ambientali, la fauna a mammiferi comprende ancora specie di tutto rispetto quali tassi, istrici, volpi, faine, cinghiali e occasionalmente il lupo. Le numerose cavità carsiche ospitano numerose specie di pipistrelli, tra cui ferro di cavallo maggiore e minore, ferro di cavallo euriale, miniottero, vespertilio maggiore e di Capaccini. Sulle pareti di monte Leano appare spesso la sagoma del falco pellegrino e quella del corvo imperiale. Altri rapaci che frequentano l'area sono il biancone, lo sparviere, il lodolaio, gli ubiquitari gheppio e poiana. Tra i roccioni di Campo Soriano si osserva non di rado la civetta, il più comune rapace notturno del Lazio: nel parco sono segnalati anche barbagianni ed assiolo, allocco e gufo comune (nel versante settentrionale). Pure interessante e da indagare l'ornitofauna delle aree boschive e degli ambienti coltivati. Riguardo agli anfibi, un'indagine decennale specifica sui potenziali siti riproduttivi ha censito la presenza di otto specie: salamandrina dagli occhiali, tritone Crestato, tritone punteggiato, tritone italico, rospo comune, raganella, rana italica e rana verde. Riguardo all'entomofauna, tra le farfalle notturne è segnalata la bella pavonia minore, il cui bruco ha la rosa selvatica o l'alaterno come piante nutrici.

L'area monumentale del Tempio di Giove Anxur è frequentata da volpi, piccoli roditori e molte specie di passeriformi.

Il lago di Fondi e i canali circostanti ospitano una ricca ittiofauna, che comprende specie di notevole interesse naturalistico come lo spinarello, il cobite, la rovella, la tinca. La pesca, consentita secondo le leggi vigenti, avviene a spese in particolare di cefali, muggini, anguille, spigole nonché carpe, persici sole e persici trota. Tra gli uccelli, frequente l'osservazione di svassi maggiori e svassi piccoli, cormorani, tuffetti, folaghe, gallinelle d'acqua nonché numerose specie anatre, come germani reali, alzavole, marzaiole, mestoloni, codoni, fischioni. Tra le specie alloctone sono presenti il carasso e il gambero rosso della Louisiana. Le zone umide temporanee che in alcuni mesi dell'anno si affiancano al lago, come il Pantano Morderei, il Pantano Grande e la Goffa, offrono le fugaci apparizioni di alcuni limicoli tra cui beccaccini, chiurli, spatole, cavalieri d'Italia, avocette, mignattai e i più comuni aironi e garzette. Per lo schivo airone rosso, in particolare, questo è uno dei pochissimi siti di nidificazione del Lazio. Il canneto è pure l'habitat d'elezione di altre specie quali il cannareccione, il pendolino, il falco di palude. Quanto all'erpetofauna, tra le specie segnalate sono testuggine palustre, vipera e cervone.

Flora

In ogni stagione dell’anno la flora del Parco regala ai visitatori paesaggi diversi e affascinanti: prati con ricche fioriture primaverili, dorati paesaggi autunnali, boschi invernali innevati, la fresca ombra di una quercia secolare.
I boschi più diffusi sono le foreste sempreverdi dominate dal leccio (Quercus ilex) e caratterizzate, come ad esempio nella zona di Camposoriano, dalla presenza del corbezzolo o nelle zone più fresche, da specie caducifoglie (orniello, sorbo, maggiociondolo).
Nei settori più interni del Parco, come a Pastena o a Vallecorsa, i boschi sono più ricchi di specie caducifoglie (cerro, roverella, carpino nero, acero) o sono stati sostituiti dai castagneti, come nella zona di Ambrifi, a Lenola. Di notevole valore è la sughereta di San Vito, a Monte San Biagio, la più estesa dell’Italia peninsulare, con il sottobosco dominato dall’erica bianca e dal cisto. Diffusissime sono le formazioni della macchia mediterranea: i cespuglieti ad Ampelodesmos mauritanicus (stramma), la macchia a mirto, lentisco e fillirea, i prati in cui domina l’elicriso, che ospitano, tra l’altro numerose specie di orchidee. Degne di nota, sia per estensione che per composizione floristica, sono le garighe a Salvia officinalis che rivestono i versanti di Monte Calvo e Monte Marino. Le rupi, come quelle di Monte Sant’Angelo e Monte Leano a Terracina, in prossimità del mare, danno rifugio a endemismi o specie tipiche dell’Italia meridionale (Palma nana, Euforbia dendroide, Campanula fragilis subsp. cavolini) e si colorano a primavera con le vistose fioriture della Valeriana rossa. Molto diffuse sono anche le felci, soprattutto all’ingresso delle grotte e nelle fessure delle rocce.
Un ruolo privilegiato per la tutela degli habitat naturali e della biodiversità è ricoperto sicuramente dalla zona del Lago di Fondi: lo specchio d’acqua, i pantani circostanti e la fitta rete di canali costituiscono un elemento distintivo del Parco, sia per l’unicità degli ambienti (canneti, boschi igrofili, prati semiallagati, vegetazione acquatica sommersa), sia per le specie ad elevato interesse ecologico, tutelate anche a livello europeo.

Geologia

La geologia è ancora per molti una materia difficile, fatta di parole e concetti poco comprensibili riguardanti per lo più fenomeni di un lontano passato, che sembrano non aver nulla a che vedere con il paesaggio attuale. Ma è di geologia che dobbiamo parlare quando lungo i sentieri del Parco ci incuriosiscono particolari forme rocciose, quando vogliamo saperne di più sull’origine della valle che stiamo attraversando o di un crepaccio sull’orlo del quale sostiamo, o quando dalla vetta del Monte delle Fate ammiriamo in lontananza il Mar Tirreno confondersi con il cielo. Argomento della geologia sono dunque le rocce, le montagne, la superficie su cui camminiamo, coltiviamo, costruiamo… e viviamo. Il territorio del Parco è costituito da un settore montuoso, che è parte della dorsale antiappenninica Monti Lepini-Ausoni-Aurunci, e uno pianeggiante, che ospita il Lago di Fondi. I rilievi, che hanno forme sinuose e versanti raramente molto acclivi, hanno modeste altezze (la cima più alta è Monte Calvilli con i suoi 1116 m) e sono di natura calcarea, modellati dalle acque piovane che, scorrendo principalmente nel sottosuolo, favoriscono i processi di erosione carsica e danno vita a paesaggi e forme suggestive, come le grotte, gli inghiottitoi, le doline, i campi carsici e gli hum. L’idrografia superficiale è perciò quasi assente e l’acqua è presente in superficie sotto forma di sorgenti a carattere intermittente. Il settore pianeggiante è stato pure modellato dall’azione dell’acqua (sia del mare che dei fiumi) che nei millenni ha depositato ai piedi dei monti uno spesso strato di materiali che oggi forma la fertile piana di Fondi. Il Lago di Fondi, con i suoi 32 km di perimetro e 10 metri di profondità media, ha origine costiera, sebbene attualmente disti 700 m dal mare a cui è collegato da due canali emissari, ed è alimentato da otto sorgenti pedemontane.

I Monti Ausoni sono un massiccio carbonatico parte del cosiddetto anti-Appennino laziale, assieme ai vicini Lepini ed Aurunci. L'origine di questi rilievi è legata a quella dell'intera piattaforma carbonatica laziale-abruzzese, risalente a circa 200 milioni di anni fa (era mesozoica). Numerose sorgenti, alimentate da acque sotterranee, confluiscono nel sistema idrografico della zona pedemontana. Lo stesso lago di Fondi, a differenza degli altri specchi d'acqua della piana pontina, è alimentato da numerose sorgenti d'acqua dolce. Tramite i due emissari, Canneto e Sant'Anastasia, nel bacino affluisce pure acqua marina che – a causa delle differenti densità – non si mescola a quella dolce ma tende a rimanere a profondità maggiori.

Tra i gioielli naturalistici dell'area è Campo Soriano, spettacolare campo carsico alla propaggine sud-occidentale del massiccio dove la dissoluzione chimica della roccia calcarea da parte delle acque meteoriche è la causa della presenza delle tipiche terre rosse, di numerose doline, e soprattutto di roccioni isolati - chiamati dagli geologi hum - che emergono come pinnacoli dal suolo. Il più spettacolare è il roccione detto la Cattedrale, alto quindici metri. Pure da segnalare sono la voragine Catausa, nei pressi di Sonnino, e le grotte di Pastena. Scoperte nel 1926 e attrezzate per il turismo già a partire dall'anno seguente, queste ultime sono tra i complessi speleologici più noti della regione. Il percorso turistico si articola tra un ramo attivo inferiore, con presenza di un corso d'acqua, e un ramo fossile superiore ricco di concrezioni.