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Uomo e territorioTradizione e folklore

Buttero

    Il termine "Buttero" deriva probabilmente dal greco "Bùtoros" che significa "conduttore di buoi" (il "toròs" era il caratteristico pungolo per condurre il bestiame). Il buttero, nella vecchia azienda agro-pastorale, era l'unico ad avere il diritto alla cavalcatura, dopo il padrone, e sul cavallo ci viveva, ne seguiva tutto l'arco della vita e sul cavallo trasportava al mercato abbacchi, capretti e formaggi. Gran parte della sua vita il buttero la trascorreva dimorando nelle caratteristiche capanne di rami e frasche, realizzate secondo tipologie quasi identiche alla capanne protostoriche, a pianta circolare o allungata, con all'interno un cerchio di pietre per il fuoco, una pentola sospesa su pali e dei rudi giacigli sollevati da terra (rapazzole). Momento importante nella vita del buttero è la merca, vero e proprio rito collettivo durante i quali i vitelli, immessi in un recinto (rimessino) circolare vengono fatti stramazzare a terra per essere marcati. Il buttero indossa un cappello a falde larghe, sottogola e ampi cosciali in pelle di capra che proteggono dalle spine. Compagni inseparabili del buttero il cavallo maremmano, con sangue berbero e arabo, energico, obbediente, frugale e la vacca maremmana mobilissima razza di tipo "podalico" (a corna lunghe) nelle cui vene scorre sangue dell'antico uro, il bovino selvatico raffigurato in tanti dipinti preistorici estintosi in Europa centrale nel XVII secolo.

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