Monte Orlando è un luogo che mostra chiare testimonianze di presenza umana fin dall'epoca romana con attivismo militare protrattosi fino alla Seconda Guerra Mondiale. La vegetazione ha inevitabilmente sofferto questa pressione antropica. Nonostante tutto, esistono i presupposti perché essa gradualmente tenda a riavvicinarsi al suo stadio originario. Considerate le condizioni climatiche, che mutano anche a distanza di poche centinaia di metri, possiamo ben riconoscere 4 forme vegetazionali caratteristiche: il bosco, la macchia bassa, la gariga e la vegetazione rupestre.
Il bosco occupa l'areale nord-occidentale ed è prevalentemente formato da lecci. La presenza di pini e roverelle è dovuta al rimboschimento effettuato intorno al 1850 durante il periodo del Regno Borbonico. Le attività agricole del passato hanno lasciato la loro traccia nel bosco, dove si ritrovano un buon numero di olivi. I carrubi, le cui bacche sono appetitissime ai cavalli, mostrano come tali alberi fossero stati impiantati con finalità militari. I settori più umidi del bosco favoriscono la presenza di alloro e biancospino. Qui abbiamo anche esemplari importanti di mirto e lentisco che, a causa della minor esposizione al sole, hanno tratti distintivi diversi da quelli abbondantemente presenti, in altri settori del monte. Tra le specie rampicanti ricordiamo l'edera, l'asparagina, lo smilace, la rubia peregrina e la vitalba.
La macchia bassa di Monte Orlando è stata certamente condizionata dagli incendi succedutisi prima della sua messa in protezione. Le specie arboree presenti oggi, nate da rigenerazione da ceppaia, ossia da piante già arse, si adattano alle peculiarità del terreno in cui vivono. Da considerare anche la competizione tra le specie per accaparrarsi i raggi della luce solare. Così l'erica arborea ed il corbezzolo popolano densamente i terreni sub-acidi, mentre scompaiono dove l'acidità diminuisce. I terreni calcarei ospitano la vegetazione maggiormente degradata: avremo qui, sotto forma di cuscini discontinui, mirti, lentischi, cisti, ampelodesme.
Tutto il settore esposto a sud, caratterizzato da aridità, accentuata insolazione ed esposizione ai venti, presenta una vegetazione discontinua allo stadio di gariga, formata da lentischi, eriche, cisti marini, ginestre spinose e rari esemplari di carrubazzo e terebinto. Le condizioni estremamente sfavorevoli determinano, però, anche la crescita di piante localmente esclusive come Ornithogalum arabico, gladioli, e numerosi agli. A queste, perenni, se ne associano altre annuali che si seccano con il sopraggiungere del caldo. La gariga è ambiente d'elezione di molte orchidee, alcune delle quali presenti in buon numero, altre rare come la Spiranthes spirali, l'unica europea a fioritura autunnale.
L'inaccessibilità delle falesie ha favorito lo sviluppo di una vegetazione che si è conservata quasi del tutto inalterata. Annoveriamo, così, tra le piante rupestri a picco su mare, il pino di Aleppo, di cui studi recenti hanno dimostrato il carattere autoctono. Di grande importanza sono le palme nane autoctone dell'Europa continentale, ultimi esemplari scampati alla depredazione di coloro che ne hanno ornato i giardini privati. Troviamo anche la Lavatera maritima, il raro Convolvulus siculum, diffuso in Sicilia e Sardegna ma rarissimo nell'Italia continentale. Di straordinaria rarità l'Asplenium petrarchae, una felce che vive in piccolissime fessure. Da menzionare, infine, la rara Daphne sericea, la lavandula, il rosmarino, la ferula, l'elcrisio, la cineraria, la barba di Giove, l'euforbia arborea e il finocchio marino.
Approfondimenti sugli aspetti vegetazionali di Monte Orlando