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Uomo e territorio

Uomo e territorio

La Riserva, in cui si estendono gli oliveti da cui si ricava il pregiato olio della Sabina, è sede di aziende agricole private, aziende e istituti sperimentali di tutela ministeriale (zootecnia, fitopatologia, zoologia sperimentale), nonché dell'Università Agraria di Castel Chiodato. Il paesaggio della Riserva è frammentato sia in relazione alle condizioni naturali che all'azione dell'uomo. Intenso è il pascolo bovino e ovino.

Storia del territorio

Il territorio all'interno del quale si estende la Riserva sin dall'antichità ha avuto un valore strategico rispetto alle diverse direttrici di collegamento dislocate nella zona. Già prima della conquista romana si caratterizzava come "terra di frontiera" fra Latini, Sabini e Capenati per la sua particolare posizione geografica confinate a nord con il centro di Eretum, a est con l'agro tiburtino, a ovest con il Tevere e a sud con l'antica città di Nomentum. Altro elemento importante era costituito dalla via Nomentana, importante asse viario che collegava Roma con la Sabina e che permetteva di raggiungere anche la via Tiburtina e la via Salaria tramite alcune diramazioni. Le presenze archeologiche individuate sono rappresentate da resti di ville rustiche e patrizie di età repubblicana ed imperiale, cunicoli per l'incanalamento delle acque, cisterne e tratti di strade, come il basolato recentemente portato alla luce durante i lavori di costruzione della bretella autostradale Fiano – S.Cesareo che probabilmente apparteneva al tratto della via Nomentana di collegamento tra gli antichi centri sabini di Eretum e Nomentum. Tali ritrovamenti testimoniano un popolamento capillare del territorio ed un'intensa attività agricola che ha connotato la zona anche nelle epoche successive.

Archeologia e arte

Nella Riserva sono presenti le tracce di numerosi insediamenti, inquadrabili in un arco cronologico compreso tra l'epoca preistorica ed il Medioevo. Rilevanti i resti di numerose ville rustiche e di lusso soprattutto di età romana imperiale, fornite di monumentali cisterne per la raccolta delle acque, a volte in ottimo stato di conservazione. Interessanti anche i tratti conservati del basolato stradale di epoca romana della via Nomentana e di alcuni suoi diverticoli. I ruderi che si possono ammirare in località Grotta Marozza appartenevano alla cinta muraria ed alla torre difensiva di un vero e proprio castello fortificato risalente al XIII secolo, di proprietà della famiglia romana dei Capocchi, con evidenti funzioni difensive lungo la strada che collega Mentana con Montelibretti, detta via Reatina. L'insediamento originario risale al 945 ed alla baronessa romana Marozia II, che vi costruì la sua rocca. Nel XIV secolo, durante il dominio dei Colonna, la fortificazione assunse maggior importanza raggiungendo il numero di quattrocento abitanti ed includendo nel suo perimetro anche un edificio religioso. Poco dopo il luogo fu progressivamente abbandonato e soggetto ad inesorabile degrado.

Numerosi i siti utilizzati in passato per la realizzazione di carbonaie e calcare.