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Lago di Nemi: un tunnel lungo 25 secoli

    Entri dentro e il salto nel buio non ti fa vedere niente. Quando con le luci delle torce si riescono a distinguere le prime forme, si vedono pareti di blocchi giganteschi; sopra una grata in tufo, con dei grossi fori, posizionata all’interno di due guide anch’esse nel tufo. Era la chiusa che regolava il flusso delle acque.

    L’emissario è un’opera idraulica straordinaria. Basti ricordare che fu realizzata da due squadre che partirono dagli opposti, scavando sotto la montagna. Pozzi di aerazione non erano possibili, visto che il tunnel corre sotto uno spessore di rocce di 80-100 metri. Le due squadre si trovarono, sbagliando solo di qualche metro. Il punto d’incontro è ancora evidente, perché c’è un disallineamento in orizzontale e un salto di un paio di metri in verticale. Percorrendo il tunnel, con stivali e caschetto, con le torce si possono ancora vedere i colpi di scalpello che, circa 25 secoli fa, aprirono il passaggio tra tenere lave e pozzolane, o in più dure rocce basaltiche.

    L’emissario convogliava le acque del lago di Nemi nel bacino del lago di Vallericcia e poi, con un altro tunnel, al mare. Vallericcia fu poi prosciugata e l’attuale abbassamento delle falde ha prodotto un conseguente abbassamento delle acque del lago, che ora si trovano almeno a tre metri più in basso del livello dell’emissario, che quindi si può percorrere senza troppi problemi.

    Camminandoci dentro si entra letteralmente nella storia del luogo: un’esperienza forte e coinvolgente.

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