
Il Treja è un modesto corso d'acqua che sorge dai monti Sabatini per confluire nel Tevere all'altezza di Civita Castellana. Sono circa 30 km di percorso nei quali attraversa una campagna in buona parte coltivata, ma le acque nel tempo hanno creato un mondo ancora selvatico: è quello delle forre, scavate nei teneri tufi dell'antico vulcano sabatino. Istituita nel 1982, l'area protetta si estende su 628 ettari nel territorio dei Comuni di Calcata e Mazzano Romano .
E' quello dei boschi l'ambiente più rappresentato, un nastro verde che seguendo il corso d'acqua serpeggia nella campagna circostante. I confini del parco comprendono generalmente le fasce ripariali fino a poche centinaia di metri di profondità verso l'interno, prendendo più respiro nel settore centrale ad abbracciare le alture di Pizzopiede e di Monte Li Santi appena a sud di Calcata. Qui confluiscono nel Treja due torrenti, il fosso della Mola e il fosso della Selva, che scorrono talvolta tra gole dalle pareti verticali.
I centri storici dei due paesi sono le prime emergenze storico-artistiche del parco. La fama di Calcata va ben oltre l'ambito locale, e non a caso è scelta spesso da registi e sceneggiatori per ambientare riprese cinematografiche e televisive. Anche la parte antica di Mazzano Romano mantiene l'impronta urbana medievale, con un'unica via che percorre ad anello l'addossarsi di abitazioni tra cui s'intersecano i vicoli e le rampe. Ma il territorio del parco riveste notevole importanza anche per le testimonianze archeologiche. Numerose sono le necropoli rinvenute e in particolare quelle attribuite all'antico centro di Narce tra le capitali dell'agro falisco e cioè di quell'area occupata dall'antico popolo italico dei falisci che parlava un dialetto latino e che si schierò al fianco degli etruschi contro le prime mire espansionistiche dei romani.
Quanto alla biodiversità, flora e fauna presenti pure sono di tutto rispetto e annoverano specie anche rare, che trovano rifugio e tranquillità negli ambienti del parco. Di istrici, tassi e naturalmente cinghiali e volpi non è raro rinvenire le tracce. Rapaci caratteristici degli ambienti boschivi come il nibbio bruno, la poiana, il falco pecchiaiolo si affiancano ad altri ad abitudini rupicole, quali il gheppio ed il raro lanario. Salamandrine dagli occhiali, testuggini d'acqua, rane dalmatine sono tra i protagonisti dell'erpetofauna, mentre le acque del Treja ospitano tra gli altri il barbo, il vairone, il ghiozzo di ruscello.
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