
Lunedì 3 giugno, Giornata mondiale della bicicletta
Andare in bici è bello e rilassante. Può anche essere impegnativo e faticoso, se fatto in senso sportivo. È comunque piacevole e appagante in ogni caso. In genere la “bicicletta è onesta: ciò che promette mantiene”, così almeno dicevano i più esperti del pedale, che dai primi anni del secolo scorso la usavano come mezzo di trasporto veloce.
La bici, nella società attuale, è diventata spesso un simbolo per i molti che si oppongono alle logiche mercificanti. Ci fa riappropriare del nostro tempo e del nostro corpo, del cielo e della terra intorno a noi. Insomma, ci dà una nuova dimensione dello spostamento lento, che molti preferiscono chiamare mobilità dolce, perché la bici, specialmente in ambito urbano, molte volte non è lenta, ma è il mezzo più veloce tra quelli disponibili.
La bici costa poco, non è gravata da tasse, fa bene alla salute e può andare ovunque, con le infrastrutture adeguate. E qui entriamo nel cuore del problema.
Tra i tanti colpisce un dato: ogni chilometro di pista ciclabile può generare un indotto annuo variabile dai 150.000 ai 250.000 euro. Questo già succede per l’indotto derivante dagli attuali 7.000 chilometri di piste ciclabili francesi, che vale 1,9 miliardi di euro l’anno e i 9 miliardi di euro della Germania, dotata di 40.000 chilometri di rete ciclabile.
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Foto di Lorenzo Maccone