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30 Giugno 2025

Servizio Civile Universale - Un giorno da volontari al Parco Faunistico Abatino

Che cosa significa veramente fare volontariato in un CRAS? È una domanda che mi sono subito posta quando ho fatto la domanda di Servizio Civile presso il Parco Faunistico Piano dell’Abatino. Ho sempre sognato di lavorare a contatto con gli animali , sin da quando ero bambina. Oggi eccomi qui, volontaria in uno straordinario Parco, che chiede tanto quanto regala. Le sfide giornaliere sono tante, ma la soddisfazione personale di aver fatto qualcosa di significativo, e la gratitudine che solo gli animali sono in grado di dimostrare, ripagano tutti i sacrifici.

Ho pensato quindi di condividere con voi le nostre avventure, portandovi con me in un viaggio virtuale attraverso una giornata “tipo” di noi volontari al Parco. Ce ne sono di belle storie da raccontare!
Il nostro turno inizia alle 8 di mattina, quando, dopo esserci salutati nel parcheggio, ci rechiamo in cucina a preparare il cibo per la giornata. Impieghiamo quindi la prima mezz’ora a tagliare frutta e verdura per i nostri quasi 300 animali, e a riempire cassette, piattini e vassoi di granaglie, semi, crocchette, frutta secca e cibo umido per fornire la dieta più adeguata ad ogni specie che ospitiamo, senza far mancare loro nulla.

Una volta ultimata questa prima task ci dividiamo, e ognuno di noi si reca in punti specifici a svolgere altre mansioni. Ogni volontario può scegliere quindi tra 5 opzioni, in base alle proprie preferenze, e cercando di variare ogni giorno per poter monitorare al meglio lo stato di benessere di tutti gli ospiti del Parco.

Un’attività che non piace a tutti, ma che è strettamente necessaria per la sopravvivenza dei nostri meravigliosi rapaci, è quello che chiamiamo il “Chicken Tour”, ovvero il giro del pollo (e sì, parliamo molto in inglese perché collaboriamo ciclicamente con volontari che vengono da tutta Europa). Chi se ne occupa deve recarsi in ognuna delle voliere in cui alloggiano dei rapaci e fornire loro del pollo fresco, rimuovendo gli avanzi del giorno precedente. Ma per ogni lato negativo, ce n’è uno positivo! Chi non rimarrebbe affascinato dalla regalità delle poiane, dall’imponenza dei gufi reali, dai diversificati richiami dei gheppi e dalle buffe espressioni delle civette?

Alternativamente possiamo recarci invece nella Serra, luogo prediletto d’inverno quando fuori piove e le temperature sono più rigide. Al suo interno ci occupiamo di dare da mangiare ad un grande gruppo di parrocchetti monaci e dal collare, ad una coppia di cebi cappuccini ed un’altra coppia di are verde-rosse, a quattro galline e ad un petauro dello zucchero. Nella Serra si trova anche un gruppo di quattro anziane femmine di macachi di Giava (ironicamente chiamate “le Bambine”), che ci inteneriscono sempre con le loro particolari vocalizzazioni e i loro movimenti un po’ traballanti, che tradiscono la loro età e il loro infelice passato. Prima di uscire dalla Serra ci occupiamo anche di pulire i dormitori dei cebi dai cornetti, a cui piace particolarmente lanciare cibo a destra e a sinistra.

Infatti, una terza attività da svolgere è proprio dare da mangiare a questi simpaticissimi e furbissimi primati, che trovano sempre il modo di strappare una risata agli osservatori con le loro mille diavolerie. Al Parco sono ospitati tre gruppi di una dozzina di individui ciascuno, che per comodità prendono il nome dal maschio dominante di ogni gruppo. Abbiamo quindi il gruppo di Chopin, quello di Pico e quello di Raven. Ognuno di noi volontari ha il suo preferito!

Un’altra opzione è quella di occuparsi del CDR, il vero e proprio Centro Di Recupero del CRAS. Qui non ci si annoia mai, perché il lavoro non è mai lo stesso. Gli ospiti vanno e vengono per svariate motivazioni: chi arriva dall’infermeria, chi deve seguire una riabilitazione post-operatoria, chi deve rimanere in quarantena prima di essere inserito in una delle voliere del Santuario, e chi invece aspetta semplicemente di essere rilasciato al più presto. Al momento al CDR alloggiano due cuccioli di capriolo, due cuccioli di volpe, un piccione, una cornacchia e una civetta, ma è stato in passato anche la dimora di svariati lupi, tassi, aquile, astori, pecchiaioli, pavoni, oche e chi più ne ha più ne metta! Una volta completato il giro del CDR, ci rechiamo anche a dare da mangiare ad un maschio di capriolo e ad una stranissima coppia: Crudelia, la nostra istrice del cuore, e Morgan, una curiosa moffetta americana. Per finire, portiamo il cibo anche agli ultimi arrivati, un trio di ibis eremiti, purtroppo attualmente a rischio di estinzione.

Un’ultima attività è quella di portare da mangiare allo Stagno, all’interno del quale si trovano infinite tartarughe d’acqua e parecchi anatidi. Gli ospiti più particolari di questo luogo, oltre ad un chukar, sono Caterina, una emù con un caratterino niente male, Mirta, un’elegantissima gru coronata, e una vetusta cicogna di oltre 30 anni. Oltre a loro, chi si occupa dello Stagno porta da mangiare anche a Frank e Giano, due cercopitechi verdegrigi, scimmie africane dalla colorazione molto particolare, la cui attività preferita è proprio osservare gli ospiti dello stagno sbrigare le loro faccende.

Una volta portati a termine questi compiti, verso le 10 facciamo una breve pausa per ricaricarci, durante la quale socializziamo con i nostri colleghi, facciamo uno spuntino e giochiamo con i cani del Parco, Nanika, Osvaldo e Velocitor. Per noi volontari questo è un momento molto importante della giornata, perchè avere a che fare con volontari europei ci permette di conoscere nuove culture ed ampliare i nostri orizzonti, scambiandoci idee e storie di vita. Inoltre, lavorare in un ambiente sano con colleghi che sono prima di tutto amici, permette di svolgere il proprio lavoro con serenità e sicurezza. Una volta rinvigoriti, carichiamo la nostra fidata motocariola cingolata con tutte le cassette di cibo destinate alla parte alta del Parco, e saliamo ad occuparci dei grandi gruppi di primati e di altri ospiti permanenti.

Salendo, ci occupiamo sia di pulire i dormitori degli animali, che di fornire loro il nutrimento necessario ad affrontare la giornata. Il primo gruppo che incontriamo è quello dei macachi berberi, costituito da sette scimmie un po’ schive ma molto buffe. Subito dopo di loro si trova un’altra bertuccia, Berta, con un carattere piuttosto particolare che le ha permesso di andare a vivere in un “attico” tutto suo. Dopo Berta, portiamo da mangiare ad un piccolo gruppo di macachi di Giava, che non amano particolarmente noi esseri umani, ma che in compenso amano moltissimo l’insalata fresca e croccante.  

Dopodiché ci dividiamo: alcuni di noi salgono verso la parte più alta del Parco, mentre gli altri si occupano della parte centrale. Chi sale si occupa di due dei gruppi di macachi di Tonkean, grosse scimmie nere che a primo acchito possono intimidire, ma che ad un secondo sguardo trasmettono invece profondità e serenità. Ognuno dei quattro gruppi di macachi di Tonkean, come per i cebi dai cornetti, prende il nome dal maschio dominante. Il primo grande gruppo di cui ci si occupa è quello di Platon, in cui si trovano due scimmie che necessitano di terapie farmacologiche giornaliere: Sophie soffre di diabete, e Papaya di crisi epilettiche. Entrambe però, grazie alle medicine e alle nostre costanti attenzioni, sono in grado di condurre la loro vita in modo più che dignitoso. Il secondo gruppo di cui ci si occupa è invece quello di Grant, più ridotto come numero ma con una storia altrettanto particolare: i suoi componenti sono sopravvissuti ad una tremenda epidemia di Cowpox. Oltre a ciò, i volontari che salgono riforniscono di verdura fresca, fieno e crusca un gruppo di tre mufloni e un’asina, Giselle. Infine, danno da mangiare anche a tre enormi cinghiali e ad un gruppo di adorabili procioni.

Invece, i volontari che rimangono nella parte centrale si occupano a loro volta di altri due gruppi di macachi di Tonkean: uno di medie dimensioni, il gruppo di Natchez, e uno di grandi dimensioni, il gruppo di Rimbaud (nel quale si trova una dispettosa ma irresistibile scimmietta di tre anni, Nausicaa). Durante i momenti di distribuzione del cibo abbiamo anche modo di controllare il benessere psico-fisico delle scimmie. Non è raro infatti osservarle assorte in comportamenti tipici come il grooming, un’attività che aiuta a rafforzare i legami sociali ma anche a tenersi puliti da parassiti e insetti. Oltre ai primati, i volontari portano il cibo anche al cervo Sigfrido e ad un gruppo eterogeneo di erbivori, composto da due daine, due muflone e un asino, Dino.

Alla fine di tutte queste attività, verso le 12 il nostro gruppo si riunisce, e torniamo alla parte bassa del Parco dove possiamo svolgere le ultime mansioni della giornata. Ci occupiamo subito di un grande gruppo di tartarughe di terra, a cui diamo tanta verdura fresca e a cui cambiamo l’acqua giornalmente. Di seguito torniamo in cucina a preparare tutte le cassette di frutta e verdura per il giorno successivo, seguendo sempre le direttive atte a fornire ad ogni animale la dieta più adeguata alle proprie esigenze. Per ultimo, prepariamo quello che in gergo di chiama scatter, ovvero un’attività di arricchimento alimentare e ambientale calibrato ad hoc per i primati. Prepariamo quindi grosse ciotole di frutta secca e disidratata, noccioline, crocchette, uova sode o yogurt, che letteralmente “lanciamo” all’interno delle loro voliere. In questo modo siamo in grado di fornire loro la dose necessaria di proteine per la loro dieta, e di invitarli a svolgere attività di ricerca attiva del cibo stimolandoli a compiere azioni naturali come il foraggiamento. Ogni tanto a fine giornata abbiamo anche la fortuna di poter effettuare i rilasci degli ospiti del CDR che hanno completato il loro percorso di riabilitazione e non necessitano più delle nostre cure. Loro non vedono l’ora di riacquistare la propria libertà, e noi non vediamo l’ora di vederli scappare via nel verde e nel blu!

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