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Il piccolo ghiro riconquista il bosco

azione di tutela della fauna selvatica

    I Guardiaparco hanno recentemente liberato nel bosco un ghiro, che aveva scelto di passare l’inverno in una casa disabitata. Il proprietario durante un sopralluogo, è riuscito fortuitamente a trovarlo e ad affidarlo ai Guardiaparco che lo hanno liberato nel suo habitat, permettendogli di trovare un rifugio più idoneo per l’inverno.   

    Questo buffo roditore dai grandi occhi vispi, appartiene alla famiglia dei Gliridi, facilmente riconoscibile perché simile ad uno scoiattolo di dimensioni ridotte, si contraddistingue dal colore della sua pelliccia grigia che si schiarisce fino a diventare quasi bianca sul ventre, la lunga e folta coda di un grigio più intenso, serve a mantenere l’equilibrio durante gli spostamenti e da morbido cuscino durante il letargo; è dotato inoltre di incisivi molto affilati in grado di rosicchiare il legno.  

    Durante il letargo invernale il ghiro si ripara raggomitolandosi su se stesso, lo abbiamo spesso avvistato in questa posizione all’interno delle cassette nido installate per il monitoraggio del moscardino. Questa particolare posizione gli permette di mantenere la temperatura corporea costante e ridurre il metabolismo. Il letargo dura tra i 6 ed i 7 mesi, ma non è continuo: ogni tanto il ghiro si sveglia per mangiare, attingendo dalle provviste che ha accumulato nel corso della bella stagione. É un animale notturno, e quando non è in letargo, esce all'aria aperta solo dopo il tramonto per esplorare il territorio, e trascorre le nottate a saltare di albero in albero alla ricerca di cibo.

    Se il ghiro si installa nelle abitazioni, rovina il sonno degli inquilini non solo con le sue rumorose scorribande notturne sulle tegole o nei sottotetti, ma anche perché tutte le sue attività, incluso il sonno, sono caratterizzate da squittii continui. Quando si sente minacciato, il ghiro si posiziona in un assetto da difesa, ovvero in piedi, battendo le zampe quasi come in un applauso, ed emettendo un suono simile ad un ronzio.  Per sfuggire ai predatori, ha sviluppato un particolare adattamento in cui lascia cadere parte della coda. Questa infatti presenta un punto di pre-frattura, quindi se un predatore riesce ad afferrare la punta della coda, si staccherà con facilità e lui riuscirà a fuggire mettendosi in salvo. Rimarrà visibile solo una delle vertebre caudali priva di pelo, che con il tempo si asciugherà e cadrà. Dopo qualche settimana non rimarrà traccia dell’amputazione, ad eccezione che la coda resterà più corta.  

    Il ghiro oggi è una specie protetta dalla Legge n. 157/1992 che ne vieta la caccia e dalla Convenzione di Berna entrata in vigore il 1°giugno 1982 e ratificata in Italia con la legge n. 503 del 5 agosto 1981.

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