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Vegetazione spontanea, sinonimo di equilibrio e biodiversità

Il paesaggio naturale può a volte apparire come un sistema disordinato e impervio, al quale mal si adatta l'idea umana di ordine.

    L’ordine della Natura, non necessariamente corrisponde ai nostri canoni, ma ciò non significa che l’ambiente naturale non abbia una organizzazione efficiente e ben definita nella sua struttura e composizione.

    A volte accade di avere l’impressione, trovandosi di fronte a un ambiente ricco di vegetazione spontanea, di avere a che fare con un sistema disordinato, che necessiti di pulizia, intesa come rimozione di tutto ciò che ostacola il passaggio e la vista.

    Ma la vegetazione, soprattutto quella autoctona (che, dunque, fa parte del contesto ambientale proprio di una data zona), è invece sinonimo di vita, biodiversità e protezione del suolo.
    Il termine di paragone spesso indicato come esempio di ordine e pulizia è il proprio giardino o il parco pubblico, con erba, siepi, alberi ben tagliati, fiori ornamentali, apposite recinzioni e viali sgomberi sui quali camminare comodamente, qualcosa di molto lontano dalla struttura di un bosco o di una prateria naturale all’interno di un’area protetta, dove ‘disordine’, non significa incuria, bensì espressione di naturalità e sintomo del buono stato di conservazione di habitat composti da una grande varietà di elementi naturali, che di quel ‘disordine’ hanno necessità per continuare a vivere e per poter continuare, inoltre, ad offrire i servizi ecosistemici indispensabili alla vita di ognuno di noi.

    La gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e di promuovere, in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale del Paese, è dettata dalla Legge quadro  sulle aree protette n. 394/1991, recepita nel Lazio con la Legge regionale n. 29/1992 “Norme in materia di aree naturali protette regionali”, che all’art. 8 comma 3, vieta la raccolta e il danneggiamento della flora spontanea, ovvero tutte quelle piante non coltivate che crescono spontaneamente in prati, campi e boschi, in quanto tipiche di peculiari habitat del territorio il cui mantenimento è fondamentale per la tutela della biodiversità.

    È di pochi giorni fa, la notizia dell’incendio divampato sulle sponde del lago Albano, nei pressi del villaggio delle Macine, che ha rischiato di danneggiare un insediamento palafitticolo di grande importanza archeologica risalente all’età del bronzo. Proprio nell’area del lago ricadono ben due Zone Speciali di Conservazione (ZSC), inserite nella rete europea “Natura 2000”, in cui sono presenti elementi floristici e vegetazionali rari, pregiati e particolarmente vulnerabili e dove la folta vegetazione ripariale fa parte di un ambiente lacustre integro, importante per la fauna selvatica e lo svernamento dell’avifauna acquatica. Gesti superficiali o sconsiderati possono arrecare danni irreparabili al territorio, perché il suolo per sopravvivere deve essere sempre coperto di vegetazione: un suolo nudo si degrada molto rapidamente e viene facilmente eroso, creando una serie di reazioni a catena pericolose come frane e alluvioni.

    Il cambio di prospettiva, per chi vuole davvero avvicinarsi al mondo naturale senza pregiudizi, impone di guardare alla vegetazione spontanea, che può anche rendere impraticabile per le persone un tratto di bosco, come un luogo di vita, biodiversità, equilibrio e protezione del suolo; l’ambiente in cui crescono e si sviluppano licheni, funghi e intricati arbusti spesso spinosi che rappresentano il rifugio e il nutrimento per una fitta rete di diverse forme di vita dai batteri, agli insetti, ai vertebrati superiori, e dagli erbivori, ai carnivori, ai saprofagi. Radure, zone lacustri, boschi, non sono quindi solo alberi e vegetazione, ma anche l’habitat della micro e macro fauna selvatica che in questi luoghi trova cibo e rifugio per compiere il proprio ciclo vitale.

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