
La Selva del Lamone si racconta
Oltre 80 specie di uccelli, sei specie di serpenti, tutti i grandi mammiferi attesi e migliaia di ore di registrazioni: sono i primi risultati del progetto RERUM nella Selva del Lamone, dove fototrappole e registratori acustici stanno documentando la vita nascosta della foresta. Un patrimonio di dati che racconta non solo chi abita questi luoghi, ma soprattutto come le specie interagiscono e rispondono ai cambiamenti.
«Le fototrappole e le registrazioni acustiche ci permettono di osservare la fauna in modo continuo, anche quando non siamo sul campo» spiega Paolo Viola, ricercatore consulente del progetto RERUM. «Le migliaia di video e ore di audio raccolte ci offrono informazioni preziose su come le specie si adattano all'ambiente».
Tra i mammiferi sono stati confermati tutti i grandi attesi – dal cinghiale al capriolo – fino a presenze più elusive come il gatto selvatico e il lupo, la cui documentazione attraverso le fototrappole arricchisce la conoscenza sulla loro distribuzione e comportamento.
I dati rivelano strategie sorprendenti. Capriolo e cinghiale, ad esempio, frequentano le stesse aree ma seguono ritmi completamente diversi. «Il capriolo mostra un'attività distribuita nell'arco della giornata, con picchi all'alba e al tramonto» racconta Paolo. «Il cinghiale, invece, si muove quasi esclusivamente di notte, con un'intensificazione progressiva dopo il tramonto. È un esempio di partizionamento ecologico: due specie che riducono la competizione differenziando i tempi di utilizzo dello spazio».
Ancora più affascinante la relazione tra lepre e gatto selvatico. «La lepre segue un ritmo bimodale, con due picchi principali all'alba e al tramonto, mentre il gatto mantiene un'attività più costante che si prolunga nella notte» spiega il ricercatore mostrando i grafici. «Questo modello suggerisce una dinamica predatore-preda, con il gatto che calibra i propri movimenti su quelli della sua preda».
Le registrazioni documentano anche momenti inattesi: un lupo che insegue una volpe, una cornacchia che segue un cinghiale per catturare gli insetti smossi dal terreno; episodi che ricordano come la biodiversità sia fatta di relazioni dinamiche.
L'analisi delle oltre 80 specie di uccelli registrate, con 15 possibili nuove segnalazioni per la Riserva in corso di verifica, rivela un pattern chiaro. «La ricchezza si concentra negli ambienti eterogenei» sottolinea Paolo. «Margini, radure, tratti di foresta mista: sono gli ecotoni a rivelarsi veri hotspot di biodiversità, perché offrono nicchie diverse e opportunità a un numero maggiore di specie».
Insieme a mammiferi e uccelli, il progetto RERUM ha dedicato un'attenzione particolare ai serpenti. Animali ancora circondati da timore e pregiudizi, ma di grande valore per la ricerca ecologica.
«Sono organismi modello ideali per gli studi ecologici» spiega Ernesto Filippi, erpetologo che coordina questa parte del progetto. «La loro presenza e distribuzione ci danno informazioni preziose sullo stato di salute degli ecosistemi».
I serpenti tollerano poco i disturbi antropici e gli ambienti degradati. Dove troviamo comunità ben differenziate, con più specie e individui, possiamo dedurre che gli ecosistemi mantengono un buon livello di funzionalità. Il monitoraggio segue un metodo rigoroso. «Abbiamo individuato transetti che attraversano diversi habitat, scelti considerando sia le caratteristiche ambientali sia le conoscenze pregresse» racconta Ernesto. Le uscite sul campo avvengono mensilmente, adattandosi alle condizioni climatiche «Temperature e piogge influenzano molto l'attività dei serpenti, per questo manteniamo flessibilità nelle sessioni di rilevamento».
La tecnica utilizzata è l'indagine a vista, standard per questo tipo di monitoraggio. Camminando lungo i percorsi prestabiliti, i ricercatori osservano attentamente terreno e vegetazione, raccogliendo anche dati indiretti come tracce di cinghiali o campioni fecali che potrebbero rivelare interazioni con rettili e anfibi.
I primi risultati confermano la presenza di sei specie: il veloce biacco, il più elusivo colubro liscio e la vipera comune; le due natrici legate all'acqua e il semi-arboricolo saettone comune. C'è però un'assenza significativa: il cervone, serpente di grandi dimensioni un tempo segnalato nella Selva, oggi non compare nei rilievi. Una mancanza che solleva interrogativi su possibili cambiamenti ambientali e pressioni antropiche, e che richiederà ulteriori approfondimenti.
Dalla conoscenza alla conservazione.
Questi dati sulla fauna saranno integrati nella banca dati della Riserva e, insieme alle serie storiche già acquisite, costituiranno uno strumento fondamentale per pianificare interventi di conservazione basati su evidenze scientifiche.
Il monitoraggio costante, infatti, ci permette di comprendere come la fauna risponde alle variazioni ambientali e alle azioni di gestione, identificando precocemente criticità e adattando le pratiche di tutela alle reali esigenze degli ecosistemi.
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