
È un lembo di Lazio che s'incunea tra le terre senesi ed umbre. Un polmone verde di quasi tremila ettari di foreste quasi interamente demaniali – perlopiù querceti misti - che ammantano fino ai 734 metri della sommità il monte Rufeno. A percorrerne i sentieri, potete sperare in un incontro con il cinghiale, il picchio rosso, il nibbio bruno, addirittura con lo scoiattolo o il capriolo. Per conoscerne da vicino la ricchissima flora il posto giusto è il Museo del Fiore, allestito all'interno del casale Giardino presso Torre Alfina.
La Riserva Naturale Monte Rufeno fa parte del sistema delle aree protette della Regione Lazio, e dal 1983 protegge estesi boschi in un paesaggio collinare attraversato dal fiume Paglia . I suoi circa tremila ettari sono dominati dai querceti misti, oltre a macchia mediterranea e rimboschimenti di conifere. Al confine con Umbria e Toscana, grazie alla particolare collocazione geografica e alle vicende storiche del territorio la riserva ospita flora e fauna molto ricche. Tra i mammiferi sono presenti ad esempio il capriolo, il tasso, l'istrice, la martora e, di passaggio, il lupo. Anche tra gli anfibi e i rettili sono segnalate specie di tutto interesse come la salamandrina dagli occhiali, la testuggine palustre, l'ululone dal ventre giallo. Granchi e gamberi d'acqua dolce testimoniano della relativa integrità ambientale. Quanto all'avifauna, essa comprende circa settanta specie di uccelli nidificanti, tra cui rapaci come falchi pecchiaioli, sparvieri e nibbi bruni, oppure passeriformi quali l'averla piccola e la magnanina. Lungo il corso del Paglia, inoltre, è segnalato il raro occhione. Se gli elenchi faunistici sono dunque di tutto rispetto, non è da meno la flora locale. A Monte Rufeno sono state censite infatti ben 1012 specie di piante superiori, tra cui molte rare e vulnerabili che qui hanno le uniche stazioni note a livello regionale. Tra le più vistose ci sono le orchidee, appartenenti a 39 distinte varietà. Inoltre gli elenchi redatti dai botanici comprendono specie meno vistose ma di non minore interesse quali il brugo, la crespolina etrusca e l'erba scopina. Non a caso è proprio Acquapendente , la piccola capitale della riserva, ad essere conosciuta come "la città dei Pugnaloni" con riferimento alla coloratissima festa che ha luogo ogni anno in maggio, allorché con l'impiego di petali di fiori e altri elementi vegetali vengono realizzati veri e propri quadri, esposti nella piazza principale e negli angoli più caratteristici del centro storico.
A pieno titolo tra le ricchezze dell'area protetta rientrano infine preziose testimonianze dell'edilizia rurale quali i caratteristici casali in pietra, restaurati dalla riserva con funzione didattica e ricettiva disseminati tra i boschi. Vi sono infine, diversi torrenti, stagni e fontanili, che rendono piacevoli le escursioni. Il Museo del Fiore, situato nei pressi di Torre Alfina, permette di apprezzare la biodiversità del territorio e conduce nel mondo del fiore, illustrandone aspetti evolutivi, ecologici, e culturali e i rapporti con il mondo animale.
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