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Dal Seicento ad oggi

    La fine del XVI secolo fu caratterizzata da un forte incremento demografico non solo della città di Roma, ma di tutti gli insediamenti abitativi circostanti. La produzione agricola dei Castelli Romani è sempre stata legata alle esigenze alimentari del mercato romano.

    Per far fronte all’incremento della domanda delle produzioni agricole, vennero messe a coltura nuove terre favorendo la conversione dei boschi originari.

    Il nuovo tracciato della via Appia (iniziata nel 1563-1564) e l’apertura della nuova Porta S. Giovanni nelle mura di cinta della città di Roma, favorirono, oltre agli scambi commerciali, anche il turismo agreste, attraverso il quale venivano apprezzate le bellezze del paesaggio e la bontà dei prodotti agricoli.

    L’attività agricola dei Castelli Romani, pertanto, non era più da considerarsi limitata alle esigenze di rappresentanza delle ville-podere, ma assumeva via via un ruolo di vera e propria economia di mercato.

    L’incremento demografico della città di Roma e lo sviluppo dell’attività agricola, con particolare riferimento a quella vitivinicola, determinarono una forte richiesta di mercato del legname caratterizzata:

    nel primo caso, dalla domanda di materiale per l’edilizia, arredamento e riscaldamento;
    nel caso della vitivinicoltura, dalla richiesta di materiale per le nuove tecniche colturali (passoni, rompitratta, capitesta, reginelle ecc. ecc.), e per i processi di vinificazione (botti, barili, tini, tinozze, bigonci, ecc. ecc.).

    Per far fronte a queste nuove esigenze di mercato, venne introdotta nel Vulcano Laziale la coltivazione dei boschi di castagno governati a ceduo con riserva di matricine. Attraverso l’introduzione di questa specie furono soppiantate gran parte delle selve originarie che attualmente sono relegate a boschi residuali o relittuali.

    L’attuale assetto vegetazionale del territorio dei Castelli Romani, è il risultato quindi delle profonde modificazioni che, a partire dal XVI secolo, hanno determinato la trasformazione del paesaggio naturale in quello più antropizzato in cui si alternano centri urbani, coltivi ed aree boschive.

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