
Ogni anno, il 20 novembre, si celebra la giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Vogliamo approfittarne per ricordare il contributo che le aree protette danno al benessere dei bambini e degli adolescenti e al rispetto dei loro diritti, sanciti da una specifica convenzione internazionale, firmata da circa duecento paesi.
Diciamo innanzitutto che le aree protette nascono proprio allo scopo conservare la natura per le future generazioni; quindi per i nostri figli e nipoti, i bambini e gli adolescenti di oggi, e per le generazioni che verranno, i bambini e gli adolescenti di domani.
Ma non basta; c’è molto di più. Facciamo alcuni esempi.
Le aree protette regalano al mondo aria e acqua più pulita e in generale un ambiente più sano. Accolgono in natura anche bambini e ragazzi, offrendo innumerevoli possibilità di fruizione, comprese tante attività sportive e di movimento che si avvantaggiano della salubrità ambientale, dalle passeggiate al trekking vero e proprio, dalla corsa al ciclismo e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Così facendo, parchi, riserve e monumenti naturali contribuiscono a realizzare quanto previsto dall’articolo 24 della convenzione, che sancisce “il diritto del minore a godere del miglior stato di salute possibile.
L’articolo 28 della convenzione riconosce invece il diritto del fanciullo (scusate il termine un po’ desueto, ma è tratto direttamente dalla convenzione) all’educazione. E il 29 specifica che gli stati firmatari convengono che l’educazione deve avere tra le sue finalità “sviluppare nel fanciullo il rispetto dell’ambiente naturale”.
Come non ricordare, a questo proposito, le tantissime iniziative di educazione ambientale che le aree protette del Lazio propongono nell’ambito del progetto di sistema “Gens 2.0”?
E ancora... l’articolo 31 della convenzione: “Gli Stati (...) riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età”.