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22 Luglio 2019

I droni verificano la presenza delle tartarughe marine

La Rete Regionale TartaLazio usa il drone per la ricerca di nidi di tartarughe marine, che da pochi anni, hanno iniziato a deporre le uova anche lungo le spiagge del Lazio. Si tratta ancora di un fenomeno piuttosto raro, tanto che solo lo scorso anno è stato possibile registrare, per la prima volta, la nascita di 34 piccoli esemplari di Caretta caretta, sulla spiaggia di Marina di Montalto.

Negli scorsi anni, le nidificazioni sono state sempre segnalate in corrispondenza di luoghi molto frequentati dall’uomo: anche se le deposizioni delle uova avvengono generalmente nelle ore notturne, le femmine di tartarughe avvistate sono emerse dal mare in corrispondenza di campeggi, stabilimenti balneari e segnalate da pescatori, o da persone che per vari motivi frequentavano le spiagge. Ma è possibile, se non altamente probabile, che altri individui vadano a nidificare in punti dove l’uomo, per qualche motivo non arriva e, dunque, le nidificazioni restano ignorate. Niente di male, lo sviluppo delle uova può tranquillamente proseguire indipendentemente dalla presenza umana o dalla tutela che si può fare del nido, seguendo le leggi della natura. Tuttavia, quello della nidificazione è un fenomeno recente per il Lazio, che merita di essere seguito per la sua importanza ambientale.

La Rete Regionale TartaLazio ha avviato già dallo scorso anno una campagna di sensibilizzazione per favorire la pronta segnalazione della presenza delle tracce lasciate dalle tartarughe marine quando arrivano sulla spiaggia per nidificare: anche grazie agli sforzi dei volontari dell'Associazione Sea Shepherd, anche quest’anno sono state distribuite locandine in centinaia di stabilimenti balneari lungo tutta la costa laziale. Inoltre altri volontari pattugliano tratti di spiaggia nella stagione di riproduzione, che va orientativamente da metà giugno a metà agosto, alla ricerca delle tracce.

Restano tuttavia “scoperti” alcuni tratti di costa, soprattutto nella parte nord del litorale laziale, che per qualche motivo non sono frequentate e dove, quindi, eventuali nidificazioni rischiano di rimanere sconosciute. La Rete TartaLazio ha avviato in questa settimana, in collaborazione con il Parco Regionale Valle del Treja, la sperimentazione dell’uso di un drone per la ricerca delle tracce sulle spiagge. Benché in questa prima occasione non siano state avvistate tracce, questo strumento ha confermato le sue eccezionali potenzialità: in poche ore, sono stati accuratamente ricogniti circa 25 chilometri di costa tra Tarquinia ed il confine con la Regione Toscana, anche in zone praticamente inaccessibili a piedi. Il sistema, sperimentato già in altre zone del modo, permette di avvistare la presenza di tracce con una ragionevole certezza in tempi brevi e in maniera efficiente ed economica. Inoltre, le immagini raccolte contribuiranno alla creazione di una cartografia che conterrà informazioni per individuare potenziali aree di nidificazione e indicazioni operative per l’intervento sui siti sensibili. A breve l’operazione verrà ripetuta, anche in alte aree del litorale laziale.

Testo e foto Luca Marini

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