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Chiesa di S. Maria della Cima

    Cuore palpitante della vecchia Genzano, domina dall'alto l'intero paese ed il colpo d'occhio, specialmente quando viene allestita l'Infiorata su Via Italo Belardi, rimane incantevole.

    La denominazione "della Cima" deriva dalla tradizione popolare che narra di un'immagine raffigurante la Maria Santissima, venerata sulla cima di un albero esistente sulla collina, ma potrebbe provenire, più semplicemente, dalla sua stessa posizione sulla cima del monte.

    La chiesa originaria risale ai monaci cistercensi delle Tre Fontane, i quali la ereditarono dai monaci benedettini di S. Paolo nel 1145. È possibile che questi ultimi abbiano eseguito la prima edificazione erigendola sui resti di un tempio pagano. Questa ipotesi trova riscontro nei lavori di restauro, condotti nel 1981, durante i è stato ritrovato un frammento di un grosso cornicione in marmo e la base di una colonna di epoca romana, oltre a numerosi frammenti di vasellame nell'area retrostante il campanile.

    La chiesa medioevale era disposta con una diversa giacitura rispetto all'attuale. Volgeva la facciata verso il Corso Vecchio del borgo medioevale, su cui si affaccia anche l'interessante seicentesco Palazzo Davin, antica sede comunale, ed aveva dimensioni notevolmente inferiori.

    Inadeguata alle esigenze di spazio della crescente popolazione e statisticamente pericolante, venne deciso nel 1635 di ricostruirla. L'architetto che si occupò, nel 1636, degli interventi sulla chiesa di Santa Maria di Monte Vulgo detta della Cima fu Giovanni Antonio De Rossi, allora ventenne.

    Si decise di ruotare la facciata in direzione esterna al borgo, abbattendo a tale scopo una porzione delle mura urbane e ponendo in tal modo le premesse per il conseguente ampliamento della città verso valle, prima mossa di una ragionata espansione edilizia promossa da Livia Sforza Cesarini, duchessa di Genzano, sul finire del '600.

    La facciata tripartita della chiesa presenta un corpo centrale leggermente avanzato a due ordini sovrapposti, alta trabeazione, portale a timpano arcuato e soprastante finestrone, mentre le ali laterali a ordine unico sono raccordate alla parte centrale da volute; il timpano triangolare sulla sommità ne completa infine l'immagine.

    L'interno è ad unica navata coperta da volta a botte lunettata, con tre cappelle su ciascun lato e altare maggiore posto su un alto stilobate, enfatizzato da un arcone molto rilevato e sorretto da paraste composite. Sopra l'altare maggiore la grande pala del Cozza (1605 – 1682) rappresenta la Madonna in Gloria tra i Santi Pietro e Paolo, dipinto terminato intorno al 1660. Nella prima cappella a sinistra è invece, la Crocifissione tra i Santi Antonio Abate e Antonio da Padova attribuita a Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio (1639 – 1709), dipinta intorno al 1670.

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