
Le tisichelle Viterbesi sono ciambelle salate a base di farina, acqua, sale e lievito naturale; a tali ingredienti si aggiungono 100 grammi di olio, mezzo bicchiere di vino bianco e semi di anice o di finocchio precedentemente bagnati nel vino. la denominazione tisichelle deriva dal fatto che le ciambelle presentano superficie lucida e di colore giallognolo.
Si tratta di un "dolce dei poveri" preparato per accompagnare, a fine pasto, un buon bicchiere di vino (si inzuppavano nel vino per ammorbidirle) o da gustare, come spuntino, in occasione di merende in cantina, insieme a salumi e pesci marinati. È un "dolce" che accompagnava gli spostamenti nel corso delle fiere, grazie ai lunghi periodi di conservazione consentiti dalla sua preparazione.Il termine ante quem per la datazione di questa ricetta è, senza dubbio, l'inizio del '900. È in questo periodo, infatti, che lo zucchero, prima considerato prodotto di lusso, diviene un bene accessibile a molti, grazie alla diffusione, in territorio italiano di zuccherifici. E' da notare che il primo zuccherificio italiano nasce proprio nel Lazio, a Rieti, nel 1887, pertanto, le tisichelle, "dolce non dolce", dovevano far parte della tradizione viterbese precedente alla diffusione di questo dolcificante anche tra le classi meno abbienti, quindi prima della metà del '900.