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Progetto uccelli acquatici svernanti

Gli uccelli hanno negli studi zoologici e nella gestione faunistica uno spazio significativo in considerazione della loro ampia diffusione all’interno degli ecosistemi naturali e della loro valenza come indicatori ecologici. In Europa, per attuare delle politiche di conservazione coordinate e mirate su questo gruppo faunistico, è stata proposta la direttiva “Uccelli” 2009/147/CE che ha richiesto ai diversi Stati Membri l’individuazione di “Zone di Protezione Speciale” (ZPS) per la salvaguardia delle diverse specie di interesse. Una gran parte di questi siti della rete Natura 2000 ricadono all’interno delle zone umide, in laghi, corsi d’acqua, ambienti deltizi e lagunari. Proprio in questi ambienti acquatici si svolge l’attività di censimento degli uccelli acquatici svernanti (International Waterbird Census). Si tratta di una forma di monitoraggio a lungo termine avviata nel 1967 dall’allora IWRB, International Waterfowl Research Bureau, oggi Wetlands International, una organizzazione senza fini di lucro dedicata alla conservazione delle zone umide, facendo anche riferimento a quanto stabilito dalla Convenzione di Ramsar nel 1971. Le specie interessate dai rilevamenti e incluse nella categoria degli “uccelli acquatici” raggruppano entità ornitologiche anche molto diverse tra di loro, distanti da un punto di vista evolutivo ma che hanno in comune l’essere ecologicamente dipendenti dalle zone umide. I risultati dei censimenti confluiscono annualmente nella banca dati di Wetlands International al fine di consentire una analisi su scala globale dello status delle popolazioni delle specie oggetto di indagine e delle zone umide che le ospitano In Italia i censimenti si svolgono con una certa regolarità dal 1975, inizialmente coordinati dal Ministero Agricoltura e Foreste, al quale è subentrato, a partire dal 1985, l’Istituto Nazionale di Biologia della Selvaggina (INBS), oggi ISPRA (ex INFS). Negli ultimi decenni, al crescente miglioramento del coordinamento nazionale di questo progetto ha corrisposto anche il miglioramento dei coordinamenti a livello regionale e locale. Anche nel Lazio, durante gli anni ’90, con l’apporto di tutti i gruppi ornitologici operanti in Regione (GAROL, GOC, GPRO, Parus e SROPU) è stata realizzata un’ampia e capillare indagine i cui risultati sono stati analizzati in numerose pubblicazioni, tra cui quella dell’Agenzia Regionale Parchi sull’Avifauna Acquatica Svernante nelle Zone Umide del Lazio, che riunisce dati raccolti in circa un ventennio, dal 1991 al 2008 (il volume può essere scaricato da questa pagina del sito). A queste attività di studio sono state inoltre affiancate delle ulteriori ricerche sugli uccelli acquatici della regione, in alcune zone umide chiave, quali le Saline di Tarquinia, le lagune del Parco Nazionale del Circeo e il Lago di Fondi, svolte con l’obbiettivo di raccogliere informazioni di maggiore dettaglio, utili alla gestione di tre zone umide rientranti, rispettivamente in un parco nazionale e regionale ed in una riserve statale. All’interno delle pagine dei “documenti tecnici” sono ora consultabili le relazioni originali dei progetti, svolti in queste tre zone umide nodali.

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