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Strada Caproceca

    Oggi è una via asfaltata come un'altra, aperta soltanto nel 1974 e ancora assai frequentata dai mezzi agricoli. Un tempo però questa era la principale via di accesso da Caprarola alla valle di Vico - com'è chiamata la piana che divide con le acque del lago il fondo della conca vulcanica – che si percorreva rigorosamente (e faticosamente) a piedi, o tutt'al più a dorso d'asino. Nel gergo locale, Caproceca era anche il nome di un fontanile situato lungo la strada dove i contadini, prima della fatica quotidiana, facevano colazione alla mattina con pane, pomodori e acqua fresca: oppure vi sostavano a sera, tornando stanchi in paese, per dissetarsi.

    Il ripido sentiero della Caproceca vecchia attraversa interamente il bordo della caldera del vulcano di Vico, fino ad arrivare alla sua sommità. Percorrendolo dal basso verso l'alto si incontrano rocce sempre più recenti, che ci fanno comprendere in maniera assai chiara le diverse fasi vulcaniche vicane. All'inizio sono presenti lave leucititiche che testimoniano un'eruzione effusiva, cioè non esplosiva. Contengono grossi cristalli di leucite, che appaiono come piccole sfere biancastre nella pasta di fondo grigia, più o meno alterate. Salendo, è possibile osservare alcune piroclastiti di ricaduta, che testimoniano al contrario di un'eruzione esplosiva in cui materiali vulcanici vengono dapprima proiettati verso l'alto, ricadendo quindi al suolo come una grandinata di scorie e lapilli. Infine, alla sommità del vulcano sono presenti Piroclastiti idromagmatiche, testimonianza dell'evento eruttivo caratterizzato dal contatto del magma con le falde acquifere, che ha determinato lo svuotamento della camera magmatica ed il conseguente collasso dell'edificio vulcanico, con la formazione della caldera che oggi ospita il lago di Vico.

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