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Faleria

    Su una rupe a forma di triangolo, alla confluenza del torrente Mola col fiume Treja, Faleria si chiama così dal 1873. Prima il suo nome era Stabbia o Stabia, a testimoniare l’origine del borgo - dove oggi risiedono circa 2300 persone - da un’antica stazione per il cambio dei cavalli (stabulum) lungo la vicina via Flaminia. Il luogo era comunque già occupato in epoca antica, come attestano le necropoli falische del territorio circostante.

    Nel medioevo Stabia era cinta da mura, a ridosso delle quali nel Duecento sorse il primo nucleo del castello, successivamente ingrandito e trasformato – tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo - nelle forme attuali dagli Anguillara. Tra gli altri monumenti è la chiesa di S.Giuliano, fondata nel XII secolo e più volte rimaneggiata. Dell’originario edificio romanico restano il fianco nord-est lungo la via Falisca, un tratto del pavimento cosmatesco all’interno e, soprattutto, il campanile.

    Dalla terrazza panoramica, la vista sulla forra verdeggiante scavata dal torrente Mola offre uno sguardo sospeso sul vuoto. E’ il tipico paesaggio di quest’angolo di Lazio, dove l’erosione dei corsi d’acqua ha fortemente inciso le coltri vulcaniche eruttate a più riprese dall’antico apparato sabatino. La differente resistenza all’erosione degli strati geologici è all’origine del caratteristico aspetto a gradinate dei valloni.

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