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Oggi meta di scampagnate e località particolarmente amata dagli sceneggiatori di cinema e pubblicità, Monte Gelato è uno dei luoghi storici più significativi della Valle del Treja. Una serie di campagne di scavo – ultima quella condotta da una missione anglo italiana tra il 1986 ed il 1990 – ha raccolto sufficienti elementi per poter oggi tracciare un quadro abbastanza definito del popolamento della zona nel corso dei secoli. Le prime tracce significative, dopo una lunga frequentazione preistorica, appartengono ad una villa del I secolo a.C. Si tratta del periodo dell’impero di Augusto ed è probabile che la costruzione fosse la lussuosa residenza di campagna di un nobile personaggio che svolgeva la sua funzione pubblica nella non lontana Veio.

Poi, col passare dei secoli, la villa cambiò: davanti alla sua facciata venne realizzata una strada selciata che aveva lo scopo di rendere più facile il trasporto dei prodotti agricoli verso Roma e la villa si arricchì di un piccolo complesso termale probabilmente destinato ai viaggiatori. In questo periodo, non lontano dal complesso della villa, venne costruito un mausoleo che doveva essere il mausoleo funebre di un’importante famiglia. Al periodo d’oro seguì una fase di declino, che gli archeologi associano ai periodi di turbolenza legati all’ascesa al potere romano dell’imperatore Settimio Severo (193-211 d.C.9, che causarono ritorsioni e distruzioni delle campagne. Poi, in epoca tardo romana, il complesso venne nuovamente popolato ma la sua funzione era cambiata: si trattava ora di un insediamento popolare, dedito all’agricoltura e all’allevamento, oltre che al commercio della calce ottenuta demolendo le antiche strutture di marmo.

In questo periodo, siamo già infatti entrati nell’epoca dello sviluppo del Cristianesimo come religione di stato, venne fondata una piccola chiesa, nel cui pavimento sono stati rinvenuti i resti di sepolture che probabilmente servivano a conservare reliquie oggetto di venerazione. Il crescente potere della chiesa fece la sua comparsa a Monte Gelato verso la fine dell’ottavo secolo. In questo periodo i papi diedero vita ad una serie di “domuscultae”, cioè di insediamenti agricoli direttamente controllati dal clero, nati con lo scopo di rifornire di viveri e derrate i poveri di Roma.

Il centro dell’azienda agricola papale fondata da Adriano I (772-795 d.C.) – il cui nome era Capracorum – si trovava non lontano da Veio ma la tenuta comprendeva una serie di piccoli borghi distaccati tra cui quello di Monte Gelato. Le cronache, a questo riguardano, parlano della “Chiesa di San Giovanni della Tregia”, che è il probabile nome della piccola chiesa nata a poca distanza dallo scorrere del fiume. Altro indizio che lega la domusculta a Monte Gelato è la presenza di un luogo tradizionalmente noto come Crepacuore non lontano dalla Mola di Monte Gelato: gli storici lo hanno collegato al nome Capracorum.

La chiesa divenne importante e raccolse attorno a sé numerose sepolture (che gli studi hanno rivelato essere tombe di contadini) fino a che, attorno all’anno Mille, l’insediamento venne abbandonato nuovamente. Era il periodo in cui le popolazioni delle campagne si rifugiavano in luoghi facilmente difendibili; in quest’epoca nacquero gli insediamenti medievali di Mazzano e Calcata. La popolazione di Monte Gelato si trasferì a poca distanza: le cronache del 1053 parlano dell’abitato di Castrum Capracorum che nacque a poca distanza dal fiume, sull’altura oggi nota come Castellaccio. Attorno alla torre vennero realizzate delle mura di blocchi ed un fossato per la difesa, mentre sull’altura (poco studiata a causa dell’imponente copertura della vegetazione) crebbero le case dei contadini e dei pastori. Più tardi, nel XIII secolo, l’area di Monte Gelato venne abbandonata definitivamente anche se, del popolamento e dell’importanza del sito, rimane testimone il mulino realizzato sulle acque del Treja.

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