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Verbasco, la pianta spontanea che colora l'estate

fiorisce da giugno a settembre nel territorio del Parco

    Il Verbasco anche conosciuto come Tasso barbasso, è una pianta spontanea che troviamo durante la stagione estiva in tutto il territorio del Parco dei Castelli Romani, diffusa nei terreni incolti, ai margini delle strade e dei sentieri.

    Appartiene alla famiglia delle ‘Scrophulariaceae’, il nome scientifico è Verbascum thapsus e deriva dalla radice virb che significa verga e dal nome greco phlómos che a sua volta deriva dal vocabolo phlóx ‘fiamma’, questo perché in tempi antichi la foglia spessa e stopposa veniva usata come stoppino per le lucerne, ed i suoi alti steli, una volta essiccati, immersi nel grasso si utilizzavano come torce. 

    Il Verbasco è una pianta perenne o biennale, che troviamo sia nelle zone marittime che montane. È formata da una rosetta basale, dalla quale si erge lo stelo dritto e lanoso che può raggiungere i 2 metri. Le grandi foglie ovali e dentellate sono ricoperte da peli lanosi biancastri e possono raggiungere i 50 centimetri di lunghezza. La fioritura avviene da giugno a settembre, i grandi fiori gialli a cinque petali sono riuniti in numerose infiorescenze distribuite per tutta la lunghezza del fusto.

    Il nome comune Tasso barbasso probabilmente deriva dal latino ‘barbascum’ ovvero ‘barbato’, con riferimento alla diffusa pelosità di questa pianta che fu apprezzata fin dall’antichità per le sue proprietà curative, soprattutto per alleviare i sintomi legati alle patologie delle vie respiratorie. Viene ancora oggi utilizzato nella cura di malattie quali bronchite, asma, tosse e sintomi da raffreddore. I principi attivi del verbasco sono soprattutto mucillagini, saponine e flavonoidi. Le parti officinali della pianta sono le foglie e i fiori essiccati che possiedono proprietà sedative, mentre le foglie hanno proprietà lenitive, espettoranti e cicatrizzanti, i semi sono tossici. Per uso esterno il Verbasco aiuta a lenire le irritazioni cutanee e della bocca, ed è un ottimo rimedio nella cura delle emorroidi.

    Con la pianta si costruivano bastoni, in particolare con la radice si realizzava il manico e con il fusto il resto del bastone. Un altro nome popolare è quello di ‘pianta di ‘velluto’ per la sofficità delle foglie, usate in passato come carta igienica, oppure messe nelle scarpe per alleviare la fatica nel cammino.

    Nel medioevo anglosassone, si pensava che questa pianta avesse effetti magici e veniva utilizzata per proteggersi da demoni e spiriti maligni. Usanza dei Romani era quella di utilizzarne le foglie per avvolgere i fichi, ritenendo che in tal modo il frutto si conservasse meglio nel tempo.

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