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Subiaco

    È il centro più importante dell'alta Valle dell'Aniene, situato a 408 metri sul livello del mare e distante da Roma appena 70 km. Il suo nome latino, Sublacum o Sublaqueum, trae origine dai laghi artificiali (i Simbruina Stagna, di cui parla Tacito negli Annales, XIV, 22) che l'imperatore Nerone fece realizzare, sbarrando il corso dell'Aniene, a monte dell'attuale centro abitato, dove fu eretta una sontuosa villa, di cui oggi si possono visitare i ruderi.

    Si accede in città da est, attraverso il rettilineo di Via Papa Braschi, vedendo sullo sfondo la sagoma del centro storico inerpicato su un colle e dominato dalla Rocca Abbaziale.

    La città è delimitata verso sud dal corso sinuoso dell'Aniene le cui acque limpide e veloci alimentano delle piccole centrali idroelettriche. Fino a pochi anni fa la loro corrente veniva utilizzata per la locale cartiera, una delle più antiche d'Europa (fu impiantata nel '600) ed oggi definitivamente chiusa.

    L'altro importante ingresso cittadino, quello da ovest, percorso da chi viene dalla Tiburtina e da Roma, è abbellito dalla presenza del ponte medievale di S. Francesco, del '300, e da un Arco Trionfale eretto dalla popolazione nel 1787 in onore di Papa Pio VI come ringraziamento per le grandi opere da lui promosse in città quando, come cardinale Giovannangelo Braschi, pochi anni prima ne aveva retto le sorti.

    Fu proprio per la presenza di manodopera proveniente da Roma, che anche il Cristianesimo giunse molto presto nella zona. A Subiaco il primo luogo di culto fu eretto in località Pianello, dove si era costituito il primo nucleo abitato. Era la seconda metà del IV secolo. L'iniziativa fu del patrizio romano Narzio, il quale possedeva intorno a Subiaco vasti appezzamenti di terreno. Il 10 agosto dell'anno 369, dopo aver dedicato la chiesa al culto di San Lorenzo, Narzio decise di donare tutti i suoi beni proprio ai custodi della stessa ed a coloro che vivevano a Pianello. Nasceva così il primo insediamento di Subiaco. Protagonista della storia del paese, dopo appena un secolo dalla fondazione, fu Benedetto da Norcia. Trascorsi quasi tre anni in solitudine in una grotta alle pendici del Monte Taleo, il Santo fondò l'Ordine che da lui prese il nome, realizzando lungo la valle dell'Aniene tredici monasteri con dodici monaci, ciascuno guidato da un abate. Distrutti dai Saraceni nel IX secolo, i luoghi benedettini vennero in seguito ricostruiti. Oggi di essi sopravvive soltanto quello dedicato al culto di Santa Scolastica, il cui abate dopo il Mille fu chiamato ad esercitare il proprio dominio sui numerosi castelli, rocche e borghi presenti nel territorio della valle dell'Aniene. Un vasto feudo con grandi poteri politici e civili, che si aggiungevano a quelli spirituali, dopo essere divenuto "abbazia nullius" alle dirette dipendenze della Santa Sede.

    Trascorso un periodo di splendore, l'abbazia di Subiaco conobbe però momenti molto difficili, prima a causa dello scisma quadrien-nale del monaco Pelagio, poi di un terremoto nel 1298 e della successiva piena dell'Aniene. Quindi a causa dello scoppio della peste e di un nuovo terremoto nel 1348. Nel 1456 fu nominato il primo abate commendatario nella persona del cardinale Giovanni Torquemada, il quale varò un nuovo statuto cui furono soggetti gli abitanti di Subiaco e quelli degli altri paesi dell'abbazia. Fu proprio durante il periodo di reggenza del cardinale Torquemada che nel monastero di Santa Scolastica due chierici tedeschi, Corrado Sweynheym ed Arnoldo Pannartz, installarono nel 1465 la prima tipografia in Italia a caratteri mobili. A succedere a Torquemada fu chiamato il cardinale Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI. Egli fortificò l'antica rocca con nuovi torrioni e istituì un mercato settimanale.

    In seguito alla sua elezione alla cattedra di Pietro, l'abbazia di Subiaco passò nelle mani del cardinale Giovanni Colonna, la cui famiglia esercitò il governo sul territorio per 116 anni, in un alternarsi di pessimi rapporti con le popolazioni e di sanguinosi scontri con le truppe pontificie. A modificare in qualche modo la situazione provvidero nel 1608 il cardinale Scipione Caffarelli Borghese, poi Antonio Barberini ed alcuni suoi familiari, che governarono l'abbazia per altri 105 anni. Si trattò di un periodo caratterizzato dalla piena autonomia del centro benedettino; dalla celebrazione del primo sinodo diocesano; dall'apertura di un seminario per la formazione dei giovani e dalla costruzione, vicino al fiume Aniene, di piccole aziende per la produzione della carta, del cotone e della ceramica. Ma il periodo di maggior splendore la città di Subiaco lo visse quando la commenda dell'abbazia venne affidata al cardinale Giovannangelo Braschi, divenuto poi Papa con il nome di Pio VI. Oltre ad esercitare un encomiabile mecenatismo, il cardinale Braschi promosse, infatti, la realizzazione di importanti opere, tra cui la costruzione della basilica di S. Andrea (1789), la ristrutturazione della Rocca dei Borgia, la sistemazione urbanistica della città, oltre ad altre importanti iniziative a carattere socio-economico.

    Si arriva così ai primi anni dell'800, periodo in cui Subiaco conosce l'occupazione delle truppe francesi, seguita nel 1849 e nel 1867 da quelle dei soldati di Garibaldi che diedero luogo, tra l'altro, a scontri sanguinosi con gli Zuavi. Tra alterne vicende, riferite soprattutto al periodo della costituzione dell'unità d'Italia, si giunge al marzo del 1915, anno in cui viene soppressa la commenda cardinalizia e sancito il ritorno dell'abbazia sotto il governo dell'abate di Santa Scolastica. Oggi Subiaco è un centro con una spiccata vocazione turistica, sia per la eccezionale bellezza dei luoghi, sia per il patrimonio di storia, arte e cultura che è in grado di offrire.

    La visita del paese può seguire un itinerario che, partendo dal convento di S. Francesco, conduce fino al Monastero di S. Benedetto - Il Sacro Speco, a pochi chilometri da Subiaco.

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