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14 Febbraio 2024

Conservazione dell’ecosistema

l'importanza del Pantano della Doganella

Dopo una stagione di sostanziale siccità, il Pantano della Doganella si è riformato, grazie alla pioggia caduta lo scorso fine settimana. Un avvenimento importante per questa ZSC (Zona Speciale di Conservazione), fondamentale per il mantenimento dell’ecosistema, in un periodo in cui è iniziata la migrazione a scopo riproduttivo degli anfibi.

Da molti anni infatti, non si ricordava un riempimento così tardivo, speriamo quindi che le basse temperature possano garantire una limitata evaporazione e, quindi, il mantenimento di un livello vitale minimo delle acque del pantano, almeno sino alle prossime precipitazioni.

In questa porzione di territorio, (in base al rilevamento effettuato nel 2018: “Studio del sistema idrologico nell'area superiore dei Colli Albani finalizzato alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici mediante il recupero e la gestione ottimale delle risorse idriche locali e la ricarica della falda idrica sotterranea”) prossimo alla superficie topografica (circa 520-525 metri s.l.m.), vi è un acquifero alluvionale chiamato fosso della Velica, con quote vicino al piano campagna, alimentato dalla circolazione idrica presente nella zona del Recinto esterno della catena dell’Artemisio. Il fosso della Velica drena nell’area dell’ex Pantano della Doganella, le acque provenienti dai rilievi circostanti: catena dell’Artemisio ad est e Colle dei morti a sud. Questa circolazione idrica di portata molto limitata, alimentava in passato i tanti fontanili presenti in questo luogo. Probabilmente prima dell’esistenza del Campo pozzi della Doganella, i due acquiferi presenti in quest’area: l’acquifero superiore e l’acquifero alluvionale, costituivano un unico corpo idrico, la cui emergenza in superficie era rappresentata dall’antico lago della Doganella. Quest’ultimo presente fino agli anni trenta del secolo scorso, fu in seguito bonificato per destinare l’area allo sfruttamento della risorsa idrica potabile, con la nascita nel 1935 del Campo pozzi della Doganella.

Oltre ad essere inclusa nei confini del Parco regionale dei Castelli Romani, in prossimità del suo confine orientale, è anche parte, insieme al bosco del Cerquone, della Zona Speciale di Conservazione “Cerquone – Doganella” (codice IT6030018). La ragione di questa inclusione è la presenza di specie di interesse comunitario che, peraltro, hanno anche permesso il suo inserimento all’interno delle aree di rilevanza erpetologica (A.R.E.) della Societas Herpetologica Italica (categoria, codice e denominazione: AREN – ITA056LAZ001 – “Pantani della Doganella”), con rilevantissime presenze di popolazioni anfibie, come ampiamente esposto nel contributo della succitata società:

L’area dei Pantani della Doganella ed il Bosco del Cerquone limitrofo ospitano una delle popolazioni più importanti (in termini di consistenza numerica) di Rana dalmatina dell’intera Regione Lazio e la sua conservazione rappresenta per il Parco Regionale dei Castelli Romani una delle principali priorità strategiche delle azioni di piano, insieme alla conservazione delle popolazioni dell’endemismo appenninico Salamandrina perspicillata, presente però in altro sito del Parco. Notevole nello stesso sito la concentrazione primaverile di altri Anfibi: almeno un migliaio di coppie di rospo comune (Bufo bufo) (ma si stimano in 2000-3000 gli individui adulti gravitanti sul comprensorio), qualche centinaio di individui riproduttori di raganella italiana (Hyla intermedia), di tritone crestato italiano (Triturus carnifex), di tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris) e di rana verde (Pelophylax sinkl. esculentus). Stime sicuramente sottostimate, in quanto l’estensione potenziale delle loro popolazioni riguarda molte più aree limitrofe di quanto indicato dal perimetro proposto per il riconoscimento di A.R.E. Il primo monitoraggio della batracofauna è stato realizzato in modo sistematico negli anni 2001-2003, entro i confini dell’Area Protetta e nell'area limitrofa, nell’ambito di un Progetto finanziato dall’Ente Parco (Angelini e Cari, 2004)”. Occasionalmente, è frequentata anche da qualche esemplare di airone cenerino e da qualche anatra selvatica in quanto offre loro cibo.

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