Una ricerca condotta negli Stati Uniti e pubblicata negli Scientific Reports della Rivista Nature ipotizza che gli ambienti urbani moderni creino difficoltà alle nostre capacità di attenzione e causare quindi affaticamento mentale. E che gli ambienti naturali forniscano invece possibilità maggiori di rilassamento mentale consentendo la ricostituzione delle nostre risorse. Lo studio è stato condotto utilizzando l’elettroencefalografia per esplorare tre aspetti dell’attenzione – allerta, orientamento e controllo esecutivo – da una prospettiva comportamentale e neurale. I 92 partecipanti sono stati divisi in due gruppi e hanno completato un compito che ne impegnava l'attenzione prima e dopo una passeggiata di 40 minuti: un gruppo nella natura e l'altro in un ambiente urbano controllato.
I dati rilevati dagli EEG dei partecipanti che hanno camminato nella natura hanno dimostrato che la loro attività era più rigenerante rispetto a quella effettuata nell’ambiente urbano, mostrando dopo di essa una maggiore negatività legata all’errore negli elaborati loro affidati: l'analisi di alcuni valori cerebrali ha in effetti indicato una capacità di elaborazione maggiore rispetto a quella del gruppo urbano. Questi risultati dimostrano che una passeggiata nella natura di 40 minuti migliora il controllo esecutivo a livello neurale, fornendo inoltre un potenziale di forte recupero per il ripristino dell’attenzione. A queste considerazioni vanno aggiunte quelle relative ai benefici che si possono godere in natura legati all'azione delle sostanze terpeniche emesse dalle piante. Un'ulteriore dimostrazione scientifica dell'importanza che rivestono la conservazione della natura e il mantenimento di elevati valori di biodiversità grazie ai quali possiamo godere dei cosiddetti "servizi ecosistemici" che in ogni momento la Natura ci dona.