Il focus dell'attività formativa sono state le antiche modalità comunicative giapponesi del kamishibai, o "teatro di carta". Il kamishibai trae le sue origini ispiratrici nella tecnica di scorrimento delle informazioni mediante i rotoli di preghiera utilizzati dai monaci buddisti: iin questi supporti di seta erano infatti rappresentate immagini a descrizione dei testi in essi contenuti: lo srotolamento progressivo consentiva, quasi come in una presentazione multimediale, di meglio comprendere il significato della rappresentazione. Da questa modalità nascono, all'inizio del secolo scorso, i teatri di strada nei quali degli operatori, detti "kamishibaìa" illustravano per lo più storie ai bambini, lì ammessi dopo aver comprato i dolcetti messi in vendita dagli stessi racconta storie. In appositi supporti di legno, detti "butài", venivano inserite delle tavole con dei disegni sui quali i cantastorie si basavano per i loro racconti. Questa modalità, di grande effiicacia, venne inoltre utilizzata per l'alfabetizzazione di massa, per la propoaganda militare e per quella politica. Con l'avvento della televisione tale modalità comunicativa ha ovviamente perso la sua attrattività, lo stesso processo che allontana i ragazzi dalla lettura cartacea a favore degli smartphone. Dagli anni '70 del secolo scorso il kamishibài è stato riscoperto in Giapponbe come strumento di comunicazione "analogica" nelle biblioteche e nei centri culturali, espandendosi successivamente a livello globale.

L'incontro formativo, teorico e pratico, è stato tenuto da Armando Di Marino, esperto di kamishibàì sul quale ha addirittura conseguito una tesi di laurea. Hanno partecipato numerosi operatori delle aree protette della nostra regione. Seguiranno altri incontri a tema analogo per far conoscere tale modalità comunicativa ai colleghi regionali addetti alle attività di educazione ambientale.

Per informazioni adimarino @ regione.lazio.it