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18 Febbraio 2021

C’è molto da imparare errando sui monti Aurunci

VOCI del TERRITORIO di Alessandra Sannella  - pubblicata su "L'inchiesta - quotidiano del Lazio Meridionale"

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A tu per tu con il Direttore del Parco naturale, Giorgio De Marchis. Tra i tanti effetti ‘collaterali’ della pandemia, la riscoperta dello spazio aperto e degli ambienti naturali

Ciquantadue anni, originario di Latina una laurea in Scienze Politiche ed un ruolo apicale (è al suo secondo mandato) alla direzione del Parco naturale dei Monti Aurunci. Giorgio De Marchis, però, al di là della sua attuale funzione di Direttore ha molto altro da raccontare.  Scopriamolo insieme.  

 
So che siete molto impegnati nella tutela del vostro territorio e che avete dei “percorsi” per camminare…
«Il Parco Naturale dei Monti Aurunci ed il Monumento Naturale di Montecassino of-frono una vasta rete di sentieri. Oltre 250 km di itinerari affascinanti che si snodano dal li-vello del mare fino a 1500 m., attraversando boschi di lecci e faggete, percorsi con grande rilevanza paesaggistica e storica, meta ideale per escursionisti e comuni cittadini che hanno voglia di “confrontarsi” con il cam-mino nella natura.
Tra gli effetti “collaterali” dell’emergenza Coronavirus vi è stata la riscoperta dello “spazio aperto” che ha prodotto un grande impatto sulla fruizione degli ambienti natu-rali.  
Un fatto che ha trovato riscontro nella cre-scita di fruitori del Parco, persone che hanno scelto di camminare nell’area protetta, per una vacanza diversa, per un weekend di con-tatto con la natura oppure per una semplice escursione giornaliera in un posto vicino casa sconosciuto fino a poco tempo fa. Tra gli obiettivi strategici per il 2021 vi è la riscoperta e rivalutazione della sentieristica tramite opere di pulizia e messa in sicurezza dei percorsi fruibili; in particolare, è previsto un intervento sul sentiero storico di Monte-cassino, un percorso frequentato giornal-mente da molte persone».


Un vecchio adagio recita che “errare” si-gnifica “vagare per monti”. Pensi che rap-presenti il vostro Ente?
«Sicuramente. Nei 20.000 ettari dell’area protetta si incrociano ecosistemi diversi, bolle di biodiversità, tracce di geologia, frammenti di storia difficilmente rinvenibile nelle stesse dimensioni e concentrazione in altri luoghi. In altre parole, un percorso na-turale tramandato al Parco dagli erranti che quei monti abitano e vivono da sempre, i pastori».

Di recente avete siglato una convenzione con l’università di Cassino per consoli-dare il vostro impegno nel territorio. Qual è la vostra nuova mission?
«L’attenzione che l’Università di Cassino e del Lazio meridionale ha rivolto alle temati-che dello sviluppo sostenibile ha consentito al Parco di contribuire alla creazione di un link tra l’ambiente naturale tutelato e la ri-cerca.  
L’Università ha coinvolto il Parco in diverse iniziative sulle problematiche connesse con il cambiamento climatico in atto, un rapporto che ha avuto un importante momento di coinvolgimento nel Climbing for Climate or-ganizzata dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile.
L’iniziativa del 19 settembre ha dato lo spunto per avviare una collaborazione tra università e Parco che è stata formalizzata qualche giorno fa con la sottoscrizione della convenzione che nei prossimi mesi, sono certo, si trasformerà in iniziative concrete di ricerca e di presenza territoriale».

Qual è il messaggio che daresti ai nostri giovani e meno giovani in questo 2021?
«La pandemia scoppiata nel 2020 ha reso evidente che il nemico è globale, un nemico per il quale non esistono confini o barriere, di fronte a tale sfida la risposta non può che essere globale.  
Finita la pandemia, che ci auguriamo possa terminare al più presto, torneranno i pro-blemi di sempre; il cambiamento climatico sarà in cima alla lista, una battaglia globale da combattere e vincere perché qualora non si invertisse la tendenza rischieremmo di ve-dere trasformati in breve tempo gli ambienti naturali in cui viviamo.
La protezione della natura è stata una prima risposta, ma non è sufficiente. Per invertire la tendenza serve l’acquisizione di consape-volezza della popolazione mediante uno sforzo culturale, l’avanzamento della ricerca tecnologica per le energie rinnovabili ed anche un sensibile cambiamento nello stile di vita. In tutto ciò le giovani generazioni si giocheranno gran parte del futuro».

Come possiamo aderire al vostro progetto di sostenibilità?
«In primo luogo da “erranti”, perdendovi lungo i sentieri del parco, nel cuore di un’area naturale protetta da vivere. Poi, mo-bilitando dal basso istanze ed iniziative sog-gettive o associazionistiche per sottolineare il valore di un’area naturale protetta che è una risorsa e non un vincolo». 

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