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8 Febbraio 2018

Censimento avifauna svernante dei laghi 2018

Il Parco regionale dei Castelli Romani presenta i risultati del Censimento annuale sull’avifauna svernante nei suoi due laghi, effettuato nel mese di gennaio u.s., dal Servizio tecnico Ambientale e da un tecnico esterno, rilevatore ufficiale per il progetto europeo I.W.C. di Wetland International.

I dati raccolti non evidenziano sostanziali miglioramenti delle presenze, ma neanche peggioramenti allarmanti.

Il lago di Nemi ha nuovamente accertato una maggiore presenza di animali e una maggiore diversità di specie. Tra quelle più significative, il dato più confortante è l’aumento netto dei Moriglioni rispetto ai quattro anni precedenti, tornando ai livelli del 2013 (circa 25 esemplari). Più o meno stabile, invece, la presenza della Moretta, dello Svasso maggiore, del Tuffetto e della Gallinella d’acqua.

Gradito ritorno, anche se con pochissimi esemplari, quello della Moretta tabaccata. Dato inedito, invece, quello del Fistione turco, apparentemente con un solo esemplare.

Il lago Albano, a causa di caratteristiche non ideali per la maggior parte delle specie dell’avifauna acquatica (acque alte con poca vegetazione sommersa raggiungibile e scarsità di vegetazione ripariale di rifugio), ma anche a causa dell’elevato disturbo antropico, ospita contingenti poco variati e numericamente poveri. Rare Folaghe e Germani reali con spiccate caratteristiche di ibridazione sono tutto quello che resta.

Certamente, gli sforzi del Parco e la collaborazione con i cittadini e le altre Istituzioni locali dovranno essere indirizzati verso l’affinamento delle azioni di tutela dello stato delle acque e delle sponde, evitando ulteriori depauperamenti del contesto nel quale vivono questi animali. Le dinamiche naturali determinano fluttuazioni numeriche anche molto ampie nell’ambito dei fenomeni di svernamento dell’avifauna acquatica, ma è l’uomo, con le sue azioni, che può incidere in maniera decisiva sulla sopravvivenza di alcune specie.

É il caso di precisare che la regolamentazione delle attività umane, non deve essere vista come uno sterile esercizio di potere, ma come il tentativo di conciliare queste ultime con la vita della fauna selvatica all’interno della nostra area protetta.

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