ParchilazioParchilazio
5 Marzo 2020

Il monitoraggio del moscardino nella Selva del Lamone

Approfondimenti sul monitoraggio del moscardino nella Riserva naturale regionale Selva del Lamone

Il moscardino è un piccolo roditore appartenente alla famiglia dei Gliridi (la stessa a cui appartiene il ghiro); vive nei boschi con sottobosco denso e diversificato e negli arbusteti lungo i margini dei boschi stessi; si nutre di fiori, frutti e piccoli insetti ed è predato da rapaci (soprattutto notturni quali barbagianni, allocco e altre specie) e mammiferi carnivori (volpe, martora, gatto selvatico). In Italia il moscardino vive dalle zone basso-collinari fino a circa 1700 metri, ma le segnalazioni a quote così alte sono molto scarse.

Perché è importante monitorare il moscardino? Perché la sua presenza è indice di una elevata complessità della vegetazione a livello di struttura e composizione, di una buona diversificazione delle risorse alimentari disponibili e di assenza di frammentazione (il moscardino non riesce a superare lunghe distanze, quindi un bosco discontinuo non fa per lui!). Un ecosistema che ospita una popolazione vitale di moscardino è quindi in “buona salute”. Inoltre il monitoraggio di questa specie è obbligatorio per effetto della Direttiva Europea Habitat 92/43/CEE.

Nella nostra Riserva il monitoraggio del moscardino è iniziato nel 2010 con una importantissima ricerca svolta dal gruppo del Dr. Alessio Mortelliti, che potete trovare qui: www.parchilazio.it/pubblicazioni-162-protocolli_di_conservazione_del_moscardino_muscardinus_avellanarius_nella_riserva_selva_del_lamone . Terminata la ricerca, i Guardiaparco hanno proseguito il controllo della presenza del moscardino in alcuni siti di campionamento già usati dal gruppo Mortelliti, le cosiddette “griglie campionarie”. Attualmente sono monitorate 4 griglie e 1 transetto: ogni griglia è formata da 36 (6x6) cassette di legno distanti l’una dall’altra 40 metri; il transetto invece è costituito da 10 cassette poste in maniera lineare sempre a 40 metri l’una dall’altra. Quindi, in totale vengono controllate 154 cassette nido. L’ipotesi di partenza è che il moscardino usi le cassette come nido perché molto simili alle cavità naturali dei tronchi, ove la specie nidifica. Le cassette nido sono controllate a maggio, giugno, settembre e novembre, mentre a febbraio viene effettuato una revisione generale di quelle rotte e la pulizia di quelle non occupate. Quindi a gennaio ci siamo dedicati alla costruzione delle nuove cassette nido e durante la prima quindicina di febbraio abbiamo dedicato quattro giornate alla pulizia e alla sostituzione di quelle rotte o deteriorate, in modo tale da creare le migliori condizioni possibili al moscardino per nidificare. Durante il controllo di febbraio sono stati trovati 2 moscardini rispettivamente in due cassette diverse. Dai dati raccolti, al Lamone febbraio non è il periodo migliore per trovare i moscardini nelle cassette nido, così come i mesi estivi (giugno e settembre); in genere il grado di occupazione è maggiore a maggio e soprattutto a novembre.

Bisogna dire che le cassette nido sono utilizzate anche da altre specie animali: durante i controlli abbiamo trovato uccelli (in particolare cinciallegra e cinciarella), micro mammiferi (topi selvatici e ghiri) e chirotteri, oltre a diverse tipi di insetti (lepidotteri, coleotteri, imenotteri) e diplopodi. Si può quindi affermare che “c’è molta vita” all’interno delle cassette nido!

Sul medio e lungo periodo i dati raccolti sulla presenza del moscardino permetteranno di capire se la popolazione è stabile, in crescita o in declino e, a cascata, di adattare la gestione selvicolturale a questi risultati.

Il monitoraggio del moscardino è talmente importante per capire lo stato di salute degli ecosistemi che la Regione Lazio ha anche istituito formalmente una “Rete Regionale di Monitoraggio”, le cui attività sono disponibili qui: http://www.parchilazio.it/news-4897-moscardino.

La mappa di Parchilazio.it

Cerca nella mappa