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Il bosco di Monte Cavo e del Maschio delle Faete

    Il bosco di Monte Cavo e del Maschio delle Faete rappresenta uno dei percorsi più suggestivi dei Castelli Romani, attraversato dalla Via Sacra, l’antica via romana che serviva ai pellegrini per raggiungere dalla via Appia Antica il Santuario di Giove Laziale posto sul Monte Albano, l’odierno Monte Cavo. Salendo verso il monte si trova uno dei punti panoramici più belli, un piccolo terrazzo da cui si può godere di uno spettacolo naturale di rara bellezza, la veduta dei due laghi vulcanici: Albano sulla destra, Nemi sulla sinistra. Nelle giornate limpide è possibile scorgere all’orizzonte non solo la campagna e il litorale romano, ma anche il Circeo e le Isole Pontine.  

    Lungo tutto il tragitto della Via Sacra si incontrano praticamente tutte le piante caratteristiche del bosco dei Colli Albani tra cui l’Acero campestre un albero che può raggiungere fino a 25 m. di altezza, si può riconoscere dalle foglie con tre lobi arrotondati alle estremità e due lobi basali più piccoli che in autunno assumono un colore giallo ambra. Il Farinaccio o Sorbo montano è invece un albero di circa 12 m. a crescita lenta e molto longevo, i frutti, commestibili, venivano utilizzati per preparare una salsa e in tempi di carestia la loro polpa farinosa era mescolata nel pane. Un’altra pianta che spesso si ritrova nei boschi dei Castelli Romani è il nocciolo, coltivato per i suoi frutti. La specie che imperversa nei nostri boschi è comunque il Castagno le cui foglie percorrendo il bosco in autunno sono un tripudio di colori, tra il rosso, l’arancio e il giallo.
    Sulla sommità di Monte Cavo (949 m.) sono presenti alcuni maestosi esemplari per età e dimensioni, di Faggio. Questa pianta era molto diffusa in passato nelle aree più fredde ed umide dei Colli Albani ad altitudini superiori agli 800 metri sul livello del mare, in precedenza era la specie dominante, il nome “Faete” deriva infatti da faggete. Il faggio che può arrivare ad un’altezza di 30-35 m., ha una chioma massiccia, molto ramificata, con un fitto fogliame. Le foglie ovali e lucide, assumono in autunno una caratteristica colorazione arancio o rosso-bruna. Il legno è ottimo per lavori di tornitura e per la costruzione di mobili, veniva un tempo usato per le traversine ferroviarie oltre che come ottimo combustibile.

    Nei pressi della radura di Monte Cavo, si può notare la presenza di un’altra pianta, che a giudicare dalla circonferenza del tronco, dovrebbe essere molto vecchia: il Corbezzolo, nonostante sia un arbusto tipico della macchia mediterranea che si sviluppa bene in climi caldi e secchi, si è ben impiantato a 930 m. di altitudine.
    In questa zona sono presenti anche numerosi Agrifogli, piante che vivono all’ombra dei faggi e per questo abbastanza rare. Arbusti protetti, in quanto ancora soggetti a una continua distruzione nel periodo natalizio per essere usati come piante ornamentali. L’utilizzo dell’agrifoglio a Natale, come del vischio, ha origini pagane e faceva parte dei riti dei Druidi, antichi sacerdoti Celti, che nelle foglie sempreverdi di queste piante vedevano un simbolo della perennità della vita e dell’approssimarsi della primavera.
    Gli estesi boschi di castagno che costeggiano i sentieri verso Monte Cavo e il Maschio delle Faete, sono frammisti a specie tipiche del bosco originario misto denominato “QTA” (Quercia, Tiglio, Acero).
    Altra pianta tipica della zona è il Biancospino, che fiorisce tra aprile e maggio, dalle spiccate proprietà curative, utilizzato come ricostituente, antidiarroico, ipotensivo e cardiotonico. Lungo il percorso è possibile osservare anche l’Acero di monte, più grande di quello campestre, raggiunge fino a 30-40 m. di altezza ed è il più longevo tra gli aceri. Il suo legno di color bianco avorio, compatto e omogeneo, di facile lavorazione viene utilizzato per mobili e rivestimenti, mentre i liutai lo usano per componenti di strumenti musicali.


    Estratto dalla pubblicazione: “Lungo i sentieri della nostra storia
    Autore: Maurizio Bocci
    Collana editoriale “Ambiente e Territorio” del Parco regionale dei Castelli Romani (2008)

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