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15 Gennaio 2019

Recupero e gestione delle risorse idriche locali

Il Parco regionale dei Castelli Romani, ha assegnato con determina n. 300 del 12 dicembre 2017, al geologo Dr. Pio Bersani, l’incarico per lo “Studio del sistema idrologico nell'area superiore dei Colli Albani finalizzato alla mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici mediante il recupero e la gestione ottimale delle risorse idriche locali e la ricarica della falda idrica sotterranea”.

Lo studio ha interessato in particolare l’area del Pantano della Doganella, nel comune di Rocca Priora (RM), in quanto ritenuta un’area fondamentale per la naturale ricarica delle falde idriche sotterranee. La zona rientrando nel territorio del Parco è soggetta al controllo da parte dell’Ente, in base all’art. n.164 del Dlgs 152/2006 che recita: “Nell'ambito delle aree naturali protette nazionali e regionali, l'ente gestore dell'area protetta, sentita l'Autorità di bacino, definisce le acque sorgive, fluenti e sotterranee necessarie alla conservazione degli ecosistemi, che non possono essere captate”.
Fino agli anni ’30 del secolo scorso esisteva, a sud della Via Tuscolana, il piccolo lago della Doganella, che è stato drenato prolungando, con un canale artificiale, il Fosso della Velica a nord della Via Tuscolana fino a raggiungere il Fosso della Mola, le cui acque confluiscono nel bacino del Fiume Sacco.

Nell’area limitrofa, immediatamente a nord della Via Tuscolana nel 1935 è stato istituito il Consorzio Acquedotti della Doganella (CAD), il quale ha gestito una serie di pozzi ubicati inizialmente a sud della Via Tuscolana, ed attualmente ubicati invece a nord della Via Tuscolana, per scopi idropotabili a servizio di molti comuni, tra i quali i maggiori sono Rocca Priora, Velletri e Frascati. Dall’anno 2009 la gestione del campo pozzi della Doganella è a cura dell’Acea Ato2 spa.

L’estrazione di grandi quantitativi d’acqua nel campo pozzi della Doganella, stimati attualmente in oltre 300 l/s, ha comportato una variazione significativa della circolazione idrica sotterranea in in’area molto più estesa del bacino idrografico della Doganella (circa 36 kmq).
La prima conseguenza è stata la scomparsa delle sorgenti della Doganella, ubicate in prossimità del campo pozzi stesso, che rappresentavano l’emergenza della circolazione idrica più superficiale nell’area.

Il richiamo delle acque sotterranee verso nord, causato dall’esistenza del Campo pozzi ha modificato nel tempo la circolazione delle acque sotterranee in un grande settore dei Colli Albani, impoverendo gli afflussi sotterranei soprattutto verso il lago di Nemi ed in parte anche verso il lago di Albano. Questi due laghi dagli inizi degli anni ’80 del secolo scorso hanno subito una grande crisi idrica, dovuta sia a cambiamenti climatici, sia dovuta – soprattutto - agli eccessivi prelievi di acqua dai pozzi nelle aree circostanti.
Attualmente i livelli dei due laghi, con l’attuale situazione dei prelievi delle acque sotterranee, rimangono molto bassi e non mostrano alcun segno di ripresa.

A partire da queste considerazioni lo studio ha riguardato sia il monitoraggio dei livelli nell’area dell’ex Pantano, sia il controllo dei livelli idrometrici dei laghi di Albano e Nemi. Infatti il controllo idrometrico dei due laghi, purtroppo, è stato interrotto dalla Regione Lazio dal 2014.

In un sopralluogo congiunto con l’Acea Ato2 spa, con il benestare del comune di Rocca Priora, sono stati visionati e riaperti i vecchi pozzi nell’area dell’ex pantano della Doganella, che possono essere utilizzati come piezometri per monitorare nell’area il livello dei pozzi sia attualmente, sia un domani durante un eventuale progetto di ricarica della falda idrica sotterranea.
In un altro sopralluogo congiunto, nel marzo 2018, con i tecnici del Servizio Idrografico regionale è stato ripristinato il funzionamento del controllo idrometrico del livello del lago di Albano, che abbisogna però di una manutenzione continua per essere effettivo nel tempo.

Per quanto detto risulta evidente l’importanza di un monitoraggio dei pozzi nell’area in questione, già iniziato nel 2018, congiuntamente ad un ripristino del monitoraggio idrometrico dei livelli dei laghi di Albano e Nemi per giungere ad un progetto e ad una prima realizzazione sperimentale di un impianto della ricarica della falda idrica sotterranea, in un’area in cui la carenza idrica e le aumentate esigenze idriche richiedono un preciso impegno in questa direzione.


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